Il pm Di Matteo: “La politica vuole intimidire le toghe”

Pubblicato il 2 Febbraio 2012 - 20:10 OLTRE 6 MESI FA

PALERMO – ''L'approvazione alla Camera dell'emendamento sulla responsabilita' civile dei magistrati prova che l'offensiva contro l'autonomia e l'indipendenza di giudici e pm non e' cessata. Credo che faremo i conti anche in futuro con la volonta' di larga parte della politica di intimidire la magistratura e trasformarla in un potere 'servente' rispetto a quello politico''. Cosi' il presidente della giunta distrettuale palermitana dell'Anm, Nino Di Matteo, ha commentato l'approvazione a Montecitorio dell'emendamento della Lega sulla responsabilita' civile delle toghe.

Di Matteo, Pm nel capoluogo siciliano, sottolinea in particolare due aspetti della norma: la previsione della violazione del diritto come presupposto dell'azione di responsabilita' – prima era ammessa solo nei casi di dolo e colpa grave – e la citazione diretta del giudice o del pm da parte del presunto danneggiato.

''Partiamo da questo secondo aspetto – spiega Di Matteo -: prima, il cittadino che si riteneva leso citava in giudizio lo Stato che poi poteva rivalersi sul magistrato. Ora, invece, l'emendamento prevede la possibilita' di promuovere direttamente il giudizio determinando cosi' il rischio di massicce astensioni e ricusazioni. Un esempio: il magistrato che venisse citato dall'indagato al quale ha notificato l'avviso di garanzia certamente dovrebbe astenersi dal proseguire l'indagine''.

''La denuncia da parte del presunto danneggiato, dunque, – prosegue – costituira' un modo facile per sfuggire al processo o scegliersi il pm o il giudice. Inoltre, cosa altrettanto grave, a fronte del rischio della possibilita' della citazione diretta e dell'eventualita' di pagare milioni di risarcimento il giudice potrebbe tendere a prendere decisioni piu' favorevoli ai potenti e il pm a 'rischiare di meno' quando indaga''.

Di Matteo, che parla di ''volonta' trasversale di rendere la magistratura piu' prudente e ossequiosa al potere politico, stigmatizza anche la previsione della violazione del diritto come presupposto della responsabilita' civile: ''si tratta di un concetto troppo vago e generico – dice – che puo' essere suscettibile di strumentalizzazioni''.

Insomma, secondo il pm ''siamo di fronte all'ennesimo e non ultimo atto volto a intimidire la magistratura e a rendere i giudici sempre piu' attenti a non incidere su interessi, anche illeciti, dei potenti''.