Palmi (Reggio Calabria): arrestato per aver ricostituito la ditta dei fratelli chiusa per mafia

Pubblicato il 10 Giugno 2010 - 13:24 OLTRE 6 MESI FA

Ha trovato il modo di aggirare il sequestro dei mezzi della ditta della sua famiglia. E così, per conto dei fratelli in carcere, ha potuto continuare a lavorare nel settore delle demolizioni e del movimento terra come se nulla fosse accaduto. E sempre per conto della ‘ndrangheta. Lo racconta il Corriere della Sera. La vicenda ha inizio nel 2002. Antonino e Giuseppe Ficarra, entrambi di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, erano titolari di una ditta di movimento terra. Le indagini hanno dimostrato come la ditta, si legge negli atti dell’inchiesta, «concretizzavano il predominio dell’associazione mafiosa nel campo dei lavori pubblici e privati, fruendo dei relativi proventi illeciti». Erano infatti al servizio della cosca dei Gallico, i cui uomini imponevano una tangente del tre per cento sugli appalti e sui sub-appalti per i lavori sulla A3, tra Gioia Tauro e Scilla.

Di conseguenza, tutti i mezzi della ditta vennero messi sotto sequestro e i due fratelli arrestati e poi condannati. Cinque anni di carcere per Antonino e quattro per Giuseppe. Subito dopo l’arresto, però, il fratello Roberto, non coinvolto nelle indagini, ha costituito una nuova impresa che si occupa delle stesse attività dei fratelli. Dopo cinque anni dalla condanna definitiva, le indagini dell’antimafia di Reggio Calabria hanno scoperto che Roberto Ficarra aveva prima affittato dal custode giudiziario tutti i mezzi sequestrati ai fratelli. E in un secondo momento aveva costituito l’impresa, continuando a lavorare per conto della cosca dei Gallico. In un’intercettazione fra il boss Domenico e la sorella,  il primo dice alla donna di cercare un avvocato per Roberto Ficarra, se ne avesse avuto bisogno. E una nota della Capitaneria di Porto di Gioia Tauro, risalente al 2007, conferma che il titolare della ditta aveva dichiarato che il mezzo usato dalla ditta era sotto sequestro preventivo e da lui usato con contratto d’affitto.

I pubblici ministeri della Procura antimafia di Reggio Calabria hanno ora chiesto l’arresto di Roberto e Antonino Ficarra. Quest’ultimo era stato intanto liberato ed era formalmente dipendente della ditta del fratello, ma in realtà era nei fatti co-proprietario della ditta, ritenuta dai magistrati una «mera copertura dietro la quale si cela la vecchia».