ROMA – “Scusate, dovevo farlo. Non volevo vederla più soffrire”. Così ha scritto Valter Pancianeschi su un biglietto di addio prima di sdraiarsi accanto al corpo senza vita della moglie e chiamare il 112: “Ho ucciso mia moglie, ora mi ammazzo”, ha detto all’operatore all’altro capo del telefono. Quando i carabinieri sono giunti nell’appartamento di via Albalonga, nel quartiere San Giovanni a Roma, lo hanno trovato con un coltello da cucina puntato alla gola. Accanto a lui il cadavere di Paola Adiutori, 66 anni, sua moglie.
La tragedia si è consumata venerdì sera, poco prima delle 19. Poi la chiamata disperata ai carabinieri. All’arrivo dei militari, nessuno apriva: così per entrare in casa è stato necessario sfondare la porta. Sono seguiti attimi drammatici tra urla e lacrime. I carabinieri hanno tranquillizzato l’uomo e lo hanno disarmato in un momento di distrazione, scongiurando il suicidio.
A loro Pancianeschi ha raccontato la sua storia di esasperazione e solitudine. Era stanco di vedere la moglie stare male e forse ha pensato che farla finita fosse la cosa migliore per entrambi. L’uomo avrebbe detto di aver soffocato la moglie. Da una prima ispezione esterna del corpo il medico legale non ha riscontrato segni evidenti di lesioni o di strangolamento. Sarà l’autopsia a stabilire le cause esatte del decesso.
Valter Pancianeschi è stato fermato nella notte dai carabinieri con l’accusa di omicidio aggravato e portato nel carcere di Regina Coeli. Durante l’interrogatorio in caserma davanti al pm, l’uomo ha confermato di aver ucciso la donna. Per gli investigatori il movente sarebbe riconducibile all’esasperazione per una forte depressione che la moglie sembra avesse da tempo e che spesso l’avrebbe portata ad accusare malori.
Nell’appartamento di via Albalonga nel quartiere San Giovanni dove viveva la coppia, che non aveva figli, gli investigatori hanno trovato poi il biglietto di addio. “Scusate, dovevo farlo. Non volevo vederla più soffrire”, avrebbe scritto l’uomo.