Paola Marioni, avvocatessa accoltellata a Milano: non è stato un sicario ma un cliente adirato

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Agosto 2017 - 21:28 OLTRE 6 MESI FA
Paola Marioni, avvocatessa accoltellata a Milano: non è stato un sicario ma un cliente adirato

Paola Marioni, avvocatessa accoltellata a Milano: non è stato un sicario ma un cliente adirato

MILANO – Potrebbe essere stato un cliente in preda all’ira e non un sicario ad accoltellare Paola Marioni, l’avvocatessa di 57 anni, aggredita lo scorso 20 luglio nel suo studio di via Pellegrini a Milano, in zona Porta Romana. Le indagini degli inquirenti si stanno concentrando su una persona che si sarebbe sentita danneggiata da un procedimento di esecuzione immobiliare di cui spesso la donna si occupava.

Quell’uomo alto, pelato, distinto e dai modi affabili si è presentato nello studio dell’avvocatessa intorno alle 19. Aveva preso appuntamento sotto mentite spoglie, facendosi chiamare Deandrese. Così è riuscito ad introdursi nel palazzo senza destare sospetti e una volta ricevuto dalla donna l’ha colpita ripetutamente con diversi fendenti. Poi è scappato portando via con sé l’arma.

Stando all’inchiesta degli agenti della Squadra Mobile, coordinati dal pm Giovanni Polizzi, chi ha colpito la professionista, che non aveva mai visto il suo aggressore, avrebbe agito per rancore ritenendo di aver subito un danno economico. Marioni, infatti, tra le altre cose, si occupava di esecuzioni forzate, fallimenti ed è stata anche custode giudiziario nominato dal Tribunale di appartamenti pignorati destinati alle aste.

“Io gli consiglierei di costituirsi – aveva detto l’avvocatessa in un’intervista, pochi giorni dopo l’aggressione – perché quello che ha fatto è molto brutto e alla fine vivere anche con il senso di colpa è qualcosa di pesante e di brutto”.

 

Secondo l’accusa inoltre l’uomo non era un dilettante: nei giorni precedenti avrebbe persino fatto sopralluoghi e chiesto informazioni senza dare troppo nell’occhio. Così è riuscito a colpire senza lasciare alcuna traccia e nemmeno una immagine ripresa dalle tante telecamere di videosorveglianza. Sapeva insomma come muoversi.

Sapeva ad esempio che quello era l’unico giorno in cui la portinaia si sarebbe assentata nel pomeriggio. Lei avrebbe potuto vederlo entrare o uscire e avrebbe sentito per prima le urla della donna mentre veniva ripetutamente accoltellata. Inoltre ha avuto l’accortezza di prendere appuntamento chiamando da una cabina telefonica.