Pedofilia, il Papa accusato dal “New York Times”. Lo difendono “Avvenire” e “Osservatore Romano”

Pubblicato il 25 Marzo 2010 - 21:30 OLTRE 6 MESI FA

Il “New York Times” sferra un duro attacco al Papa: in una inchiesta di prima pagina il quotidiano americano accusa Benedetto XVI di aver insabbiato, quando era cardinale e capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, un clamoroso caso di molestie sessuali commesse da un sacerdote del Wisconsin su almeno duecento allievi di una scuola per sordi. Le accuse del giornale sono state respinte in Vaticano come un “ignobile tentativo di colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori”.

Secondo il quotidiano i vertici della Santa Sede non intervennero per allontanare dal clero padre Lawrence Murphy, insegnante e poi preside della St. John’s School for Deaf negli anni Sessanta e Settanta nonostante gli allerta ricevuti da alcuni vescovi tra cui l’ex arcivescovo di Milwaukee Rembert Weakland. Nel 1996 Ratzinger non rispose a due lettere di Weakland che aveva giudicato il caso di competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede perché “sollecitazioni fatte in confessione erano probabilmente parte della vicenda”.

Otto mesi più tardi il numero due della Congregazione, l’attuale segretario di Stato vaticano Cardinale Tarcisio Bertone, istruì i vescovi del Wisconsin ad aprire un processo canonico segreto nei confronti del prete il cui esito sarebbe potuto essere il ritorno di Murphy allo stato laico. Bertone però – scrive il Times – fermò il processo dopo che Murphy fece appello personalmente a Ratzinger: “Voglio vivere il tempo che mi resta nella dignità del sacerdozio. Chiedo la sua assistenza in questa materia”, aveva scritto il prete dicendosi pentito e in malferma salute e argomentando che la vicenda risaliva a due decenni prima ed era dunque caduta in proscrizione.

Weakland tentò un’ultima volta nel 1998 di convincere Bertone a completare il processo. “Le prove erano così complete e così vaste. Pensavo che dovesse perdere l’abito e che questa decisione avrebbe riportato serenità nella comunità dei sordi”, ha detto al giornale l’ex arcivescovo. I documenti del Times – una novantina di pagine – non contengono risposte da parte di Ratzinger. Nel dossier ci sono invece gli appunti di un assistente sociale esperto di disordini sessuali incaricato nel 1993 da Weakland di esaminare il sacerdote. La conclusione era stata che gli abusi avevano riguardato circa duecento ragazzi.

Il prete non provava rimorsi. Inclusa tra i documenti è anche la denuncia di un alunno della scuola che ha testimoniato abusi nell’ufficio del sacerdote, nei bagni, nelle camerate, in macchina, in gita scolastica, perfino nella villetta della madre del prete dove Murphy aveva invitato alcuni ragazzi a passare l’estate: “In confessione mi chiedeva se ‘giocavo con altri compagni’. Se rispondevo di si, ne voleva i nomi, così li molestava”. Padre Murphy è morto nel 1998 a 72 anni ancora sacerdote. Dopo aver lasciato nel 1974 la scuola per sordi, ha vagato per parrocchie, scuole e un carcere minorile senza alcuna restrizione ai contatti con bambini e teen-ager.

È la seconda volta in pochi giorni che il “New York Times” punta la prua contro Ratzinger per lo scandalo della pedofilia: la scorsa settimana il giornale aveva intervistato uno psichiatra tedesco secondo cui l’arcidiocesi di Monaco, guidata all’epoca dal futuro Papa, aveva ignorato avvertimenti scritti e orali lanciati nei primi anni Ottanta a proposito di Peter Hullerman, un prete accusato di pedofilia. Stavolta, secondo il Times, la corrispondenza interna tra i vescovi americani e il cardinale Ratzinger mostra che “la priorità numero uno era proteggere la Chiesa dallo scandalo”. Il giornale accompagna l’affondo di oggi con un editoriale intitolato “Il Papa e la Pedofilia” in cui afferma che “l’inchiesta sul caso Murphy illumina il tipo di comportamento che la Chiesa è pronta a scusare per evitare lo scandalo”.

La reazione dei giornali italiani

Diversa in parte la versione fornita da “Avvenire”: sul sito il quotidiano dei vescovi italiani sostiene però che dopo la prima denuncia (15 maggio 1974) di un ex studente della St. John’s School per i sordi sugli abusi compiuti su lui e altri ragazzi da padre Lawrence Murphy tra il 1964 e il 1970, un’indagine ci fu. Ma il giudice incaricato archiviò il caso. La diocesi di Milwaukee invece allontanò subito padre Murphy, con un permesso temporaneo per motivi sanitari (fino a novembre 1974) che però divenne definitivo. Nel frattempo però le denunce presso la diocesi di Milwaukee si moltiplicarono e tra il luglio e il dicembre del 1993 padre Murphy venne sottoposto a quattro lunghi interrogatori dai responsabili dell’arcidiocesi assistiti da psicologi esperti di pedofilia.

“La tendenza prevalente nei media è di trascurare i fatti e di forzare le interpretazioni al fine di diffondere un’immagine della Chiesa Cattolica quasi fosse l’unica responsabile degli abusi sessuali, immagine che non corrisponde alla realtà”. Lo scrive l‘Osservatore Romano a proposito delle accuse del “New York Times” al Papa riprese e rilanciate da agenzie e siti internet. “Trasparenza, fermezza e severità nel fare luce sui diversi casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi: sono questi – elenca il quotidiano vaticano – i criteri che Benedetto XVI con costanza e serenità sta indicando a tutta la Chiesa. Un modo di operare, coerente con la sua storia personale e con l’ultraventennale attività come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che evidentemente è temuto da chi non vuole che si affermi la verità e da chi preferirebbe poter strumentalizzare, senza alcun fondamento nei fatti, episodi orribili e vicende dolorose risalenti in alcuni casi a decine di anni fa”.

È in atto dunque una vera e propria campagna mediatica, come dimostra, per l’Osservatore, “ultimo in ordine di tempo, l’articolo pubblicato oggi dal quotidiano statunitense ‘The New York Times’, insieme a un commento, in merito al grave caso del sacerdote Lawrence C. Murphy, responsabile di abusi commessi su bambini audiolesi ospiti di un istituto cattolico, dove ha operato dal 1950 al 1974”. Il giornale diretto da Giovanni Maria Vian ricorda che la diocesi di Milwakee aveva già aperto un processo canonico a carico di padre Murphy. Poi, quando la Congregazione della dottrina della fede di Ratzinger e Bertone fu investita del caso, “alla richiesta proveniente dall’arcivescovo la Congregazione rispose, con lettera firmata dall’allora arcivescovo Bertone, il 24 marzo 1997, con l’indicazione di procedere secondo quanto stabilisce la Crimen sollicitationis (1962)”.