Papa: "Scala punto di riferimento. Sofferenze per i terremotati dell'Emilia"

Pubblicato il 1 Giugno 2012 - 22:06 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 1 GIU – Nel discorso pronunciato al termine del concerto in suo onore alla Scala di Milano, Benedetto XVI ha ricordato lo storico concerto diretto nell'immediato dopoguerra da Arturo Toscanini per l'inaugurazione del teatro dopo la ricostruzione. ''Era l'11 maggio del 1946 e Arturo Toscanini alzo' la bacchetta per dirigere un concerto memorabile nella Scala ricostruita dopo gli orrori della guerra'', ha rievocato il Papa, di cui e' nota la passione per la musica. ''Narrano – ha proseguito – che il grande Maestro appena giunto qui a Milano si reco' subito in questo Teatro e al centro della sala comincio' a battere le mani per provare se era stata mantenuta intatta la proverbiale acustica e sentendo che era perfetta esclamo': 'E' la Scala, e' sempre la mia Scala!'''.

''In queste parole, 'E' la Scala!' – sottolineato il Pontefice -, e' racchiuso il senso di questo luogo, tempio dell'Opera, punto di riferimento musicale e culturale non solo per Milano e per l'Italia, ma per tutto il mondo''. ''E la Scala e' legata a Milano in modo profondo – ha aggiunto -, e' una delle sue glorie piu' grandi e ho voluto ricordare quel maggio del 1946 perche' la ricostruzione della Scala fu un segno di speranza per la ripresa della vita dell'intera Citta' dopo le distruzioni della Guerra''.

Il Papa ha poi aggiunto: ''Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi e' l'ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese''. Il maestro Daniel Barenboim ha diretto la Nona Sinfonia di Beethoven alla Scala: in apertura e' stato dedicato dal sovrintendente Stephane Lissner alle popolazioni terremotate.

''Le parole riprese dall'Inno alla gioia di Schiller suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere – ha sottolineato il Pontefice -. Non proviamo affatto le scintille divine dell'Elisio. Non siamo ebbri di fuoco, ma piuttosto paralizzati dal dolore per cosi' tanta e incomprensibile distruzione che e' costata vite umane, che ha tolto casa e dimora a tanti''.

''Anche l'ipotesi che sopra il cielo stellato deve abitare un buon padre, ci pare discutibile – ha aggiunto -. Il buon padre e' solo sopra il cielo stellato? La sua bonta' non arriva giu' fino a noi? Noi cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza''.