Parma, pensionato avvelenato per i soldi: arrestate due donne, madre e figlia

Pubblicato il 9 Marzo 2013 - 19:10 OLTRE 6 MESI FA

PARMA – Avevano escogitato un sistema per rubargli il denaro che custodiva in casa, ma l’ultima volta la dose di ansiolitico somministrato gli è stato fatale. Questa la causa della morte di Giuseppe Berni, pensionato di 72 anni di Monticelli di Borgo Val di Taro, piccola frazione della montagna parmense, ritrovato senza vita due mesi fa nel salotto della sua villetta, riverso a terra, senza vestiti e con il cane ancora al suo fianco.

Una morte apparentemente per cause naturali, un banale malore, ma che i Carabinieri di Parma hanno poi svelato essere stata causata da un micidiale cocktail di farmaci confezionato da due donne, madre e figlia di 62 e 44 anni. La figlia Sonia Barbieri, residente a Sala Baganza (Parma) è però accusata solo di furto e rapina, per la madre, Giuseppina Lugari, residente a Borgo Val di Taro, c’è invece anche l’accusa più pesante: omicidio preterintenzionale. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti nell’indagine, ribattezzata dai militari ‘A-Mantidè, Giuseppina Lugari, lo scorso 8 gennaio, si era presentata nella casa dell’uomo, come aveva già fatto altre volte, pronta ad offrire una prestazione sessuale con l’aggiunta – a insaputa del pensionato – dei farmaci per stordirlo e rapinarlo.

In tutto, in passato, la donna aveva già fatto sparire diecimila euro dalle tasche del pensionato che, per lo stesso gioco diabolico, era già finito all’ospedale, salvato da un vicino che lo aveva trovato, era l’agosto del 2011, svenuto dentro casa. Berni, spaventato da quell’episodio, aveva deciso di tagliare ogni rapporto con le donne, cambiando anche la serratura di casa, ma l’8 gennaio scorso la 62enne si era ripresentata nella villetta del pensionato con la scusa di restituirgli il denaro ed ha tentato, per l’ultima fatale volta, il colpo. A tradire le due donne un flacone di ansiolitico, vuoto, ritrovato dagli inquirenti all’esterno della casa e gli esiti dell’autopsia sul cadavere di Berni.

Nel frattempo i carabinieri di Borgotaro, tramite alcune testimonianze ed i tabulati telefonici, erano risaliti a Giuseppina Lugari. La donna avrebbe iniziato a frequentare Berni nel 2009 e, grazie probabilmente all’aiuto della figlia, dipendente precaria di un Cup dell’Usl, si procurava Lexotan, Rivotril e Tavor che puntualmente diluiva nelle bevande dell’uomo. Altri indizi importanti sono poi arrivati dalle intercettazioni ambientali e telefoniche disposte dalla Procura dove madre e figlia facevano ipotesi e davano particolari che non erano mai emersi negli articoli di stampa o nei dettagli forniti dai carabinieri. Infine ci sarebbe anche un altro anziano della zona finito nel mirino della Lugari: sempre partendo da prestazioni sessuali a pagamento, ne avrebbe approfittato per entrare nella sua abitazione e rubargli soldi. Ora le due sono nel carcere di Via Burla.