Pasquale Iacovone: il rogo a Ono San Pietro, una tanica e quelle frasi su Fb…

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 16 Luglio 2013 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA

ONO SAN PIETRO (BRESCIA) – Un uomo lasciato dalla moglie. Denunciato più volte per stalking. Due figli contesi. Quei figli, l’unico legame rimasto tra lui e lei. E alla fine, un incendio, forse doloso, come lascerebbe pensare la tanica di benzina ritrovata vicino alle bombole di gas dell’appartamento in cui quell’uomo viveva, in cui ospitava, ogni tanto, i figli avuti dalla sua ex moglie, che gli aveva detto addio quattro anni fa.

Le ipotesi peggiori non si possono nemmeno pronunciare fino a quando non verranno formulate accuse suffragate da prove. Ci sono i fatti. I fatti sono i due corpicini carbonizzati di Andrea e Davide, 9 e 11 anni, bruciati vivi mentre dormivano nei loro letti. Erano a casa del papà. E quale sicurezza maggiore può esserci di quella che può dare un padre? Invece in quella casa, un appartamento al secondo piano di un palazzetto di Ono San Pietro, in Val Camonica, i due bambini hanno trovato la morte.

Anche il loro padre, Pasquale Iacovone, è rimasto ustionato nell’incendio. E’ ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale di Esine, un altro paese della Valle. Per un padre non si sa se sia meglio sopravvivere alla morte dei propri figli, ad una morte come questa. Morte, ma, se la tanica c’entra qualcosa, probabilmente non una tragedia.

Che non lo sia ne è certo Pierluigi Milani, l’avvocato della madre di Andrea e Davide, Enrica Patti. ‘‘Nessuno parli di incidente. E’ una tragedia annunciata. C’erano dieci denunce a carico di quest’uomo per stalking. Proprio ieri è stata fissata la prima udienza per un processo ad ottobre”.

Altri fatti sono le tracce che ognuno di noi lascia dietro di sé. Se i social network dicono qualcosa delle persone che li usano, se Facebook è davvero un libro virtuale, allora si può leggere la pagina di Pasquale Iacovone. E per chi non conosce la sua vita ma vede solo quelle frasi scritte, alla portata di chiunque, qualche paura viene.

Forse non tutti scrivono frasi come

“Che grande paura che mi fai………passa un buon natale……che dopo ci vediamo”

oppure

“ore 00.20 sono a letto con i miei bambini…..suona il citofono…..mi hanno perquisito casa…………………… chi?……………..e perche……………….?”

o ancora

“sara un piacere pubblicare i nomi delle persone che si sono messi di mezzo …..parliamo un po di loro…cosi a ono san pietro avranno altro da parlare….”

Forse queste frasi non c’entrano nulla con quel che è successo. Forse sono solo sfoghi che possono venire a tutti. Ed è meglio fermare lo sguardo sulla fotografia di un bambino in divisa da calcio blu, gli occhioni spalancati, sopra la scritta “Davide.,il mio grande giocatore di calcio”. Ricordare così il piccolo Davide, suo fratello Antonio, che ora non ci sono più.