Medici, 3mila aggrediti da pazienti e familiari in un anno

di redazione Blitz
Pubblicato il 17 Aprile 2018 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA
Medici, 3mila aggrediti da pazienti e familiari in un anno

Medici, 3mila aggrediti da pazienti e familiari in un anno

ROMA – Dottori e infermieri sempre di più nel mirino.

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Nel week end tre nuovi casi di violenza a Napoli, Roma e Palese (Bari). In un anno ben 3 mila sanitari aggrediti da pazienti e familiari. A fare la stima è la Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali ma all’Inail i casi denunciati nel 2018 sono 1.200.

Quello appena trascorso è stato per i medici un vero e proprio weekend di paura. Nel capoluogo campano una dottoressa del 118 è stata aggredita insieme ad altri operatori: presa a schiaffi, pugni e sputi da parenti e amici di due persone cadute da un motorino proprio mentre le stava soccorrendo. Stesso scenario nella Capitale, all’ospedale Sant’Andrea, dove il padre di un paziente ricoverato si è scagliato contro la dottoressa di turno minacciandola di morte e stringendole le mani al collo. A Palese, invece, un intero equipaggio del 118 è stato minacciato a lungo da un paziente armato di una spada katana.

Scene di ordinaria follia se è vero che i casi di aggressione sono 3 mila all’anno: una media di circa 8 al giorno. Le denunce raccolte dal sindacato degli infermieri Nursing dicono che i più esposti al rischio sono gli addetti al pronto soccorso, con 456 casi l’ultimo anno, seguiti da medici e infermieri che lavorano in corsia (400), mentre le aggressioni negli ambulatori sarebbero state 320. In 16 casi su 100 è stato necessario ricorrere alle cure di qualche collega. Ma a dover indossare l’elmetto sono soprattutto i medici di continuità assistenziale, le guardie mediche insomma, che sostituiscono i medici di famiglia la notte e nei festivi. Qui non sono volate solo le sberle, ma in venti anni si sono dovuti contare 87 casi tra omicidi, violenze carnali e sequestri, che hanno riguardato in molti casi anche gli uomini

“Le violenze negli ospedali e negli ambulatori pubblici sono un’emergenza che richiede risposte d’emergenza, a cominciare dall’inasprimento delle pene per chi aggredisce gli operatori delle aziende sanitarie”, propone la Fiaso. E il presidente Francesco Ripa di Meana ha annunciato l’avvio di una raccolta firme per la presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare.

Oltre a proporre un confronto con Prefetture e Questure per concordare procedure che possano garantire la massima tempestività dell’intervento nei luoghi di cura. A rendere noti gli ultimi episodi è stata la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) che avverte: “A rischio è la stessa relazione di cura medico-paziente. Serve un cambio di passo che restituisca a tutti, medici e pazienti, strutture e organizzazioni in grado di rispondere alle richieste di salute”-

Il presidente Filippo Anelli auspica una rivoluzione dell’opinione pubblica per rimettere al centro l’alleanza terapeutica: “Sono i medici e gli operatori sanitari che ormai stanno reggendo il sistema, soli contro carenze organizzative e istituzionali. E lo fanno a costo di gravi sacrifici personali”.

Sull’argomento interviene anche il sindacato dei Medici dirigenti Coas che tra l’altro mette sul banco degli imputati il web: “Svolgere con professionalità il proprio mestiere sembra non bastare più in questo clima di fake news e polemiche in cui tutti hanno la possibilità di consultare online i sintomi della propria malattia senza averne le adeguate competenze”. Alessandro Garau, segretario nazionale del sindacato, descrive inoltre un malessere diffuso da parte degli utenti della sanità pubblica che rivolgono astio, rabbia e frustrazione contro il personale medico. Il Coas, in seguito alle continue aggressioni ai danni di dottori e infermieri, ha deciso di lanciare sul suo sito una sorta di contatore per monitorare i casi di violenza nelle strutture ospedaliere. E ha messo a disposizione di chi vuole raccontare casi simili una mail simile ad uno sportello d’ascolto.