Pavia, detenuto morto dopo sciopero della fame: ipotesi omicidio colposo

Pubblicato il 16 Novembre 2009 - 14:06 OLTRE 6 MESI FA

carcere-230-2Omicidio colposo. Questa l’ipotesi di accusa per Jolanda Vitale, direttore del carcere di Pavia, e Pasquale Alecci, direttore sanitario dello stesso istituto penitenziario, nell’inchiesta sulla morte di Sami Mbarka. Il detenuto tunisino è deceduto il 5 settembre scorso al Policlinico San Matteo di Pavia, dove era stato ricoverato tre giorni prima in condizioni disperate.

Da quasi due mesi l’uomo aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro una nuova condanna a 10 anni per violenza sessuale, che si aggiungeva a quella a 14 anni e otto mesi per traffico di droga.

Mbarka, che si è dichiarato innocente fino all’ultimo,  rifiutava tutti i cibi solidi e beveva solo acqua e zucchero. Così, in poche settimane, ha perso 21 chili. Secondo l’esposto presentato dal legale della sua famiglia, avvocato Aldo Egidi, di Milano, sarebbe stato possibile salvargli la vita con un trattamento sanitario obbligatorio.

Ma, sempre a giudizio del legale, il ricovero al San Matteo sarebbe avvenuto troppo tardi. Nell’ultima lettera inviata alla fidanzata, Mbarka aveva scritto: «Sto morendo. Sono dimagrito troppo, non riesco neanche ad alzarmi dal letto».

La Procura di Pavia ha avviato un’inchiesta per stabilire se esistano responsabilità da parte dei vertici del carcere di Pavia. Sarà decisivo anche l’esito di una perizia disposta dal sostituto procuratore Roberto Valli.