Pavia, gli uomini giocano alle slot machine: madri e mogli li denunciano

Pubblicato il 6 Novembre 2012 - 10:24 OLTRE 6 MESI FA

PAVIA – Mogli e madri, figli e parenti stretti. Tutti contro padri, figli o mariti che buttano tempo e tanti soldi alle slot machine. A Pavia, dove le macchinette sono un record, una ogni 136 abitanti, in 20 casi si è arrivati in tribunale. I parenti, stufi di sopportare, hanno avviato una causa per interdire i loro congiunti col vizio del gioco.

Venti storie che tracciano i contorni di un complicato dramma sociale. Perché chi non riesce a fare a meno delle macchinette sono perlopiù pensionati e cassintegrati. Chi insomma un lavoro non ce l’ha più e per riempire le giornate vuote passa ore alle slot machine, pur non disponendo spesso di molti soldi per lo “sfizio”. Una dipendenza vera e propria ma non riconosciuta dalla legge, che però succhia soldi alle famiglie.

“Si tratta di una strada difficile da percorrere, temo destinata all’insuccesso, ma che racconta a quale livello di allarme siamo arrivati”, spiega al Corriere della Sera Simone Feder, psicologo e protagonista a Pavia della battaglia che mira a ripulire la città dalle slot machine. “Lo scoglio principale che hanno davanti le famiglie – continua Feder – è sempre lo stesso: in Italia la dipendenza dal gioco non è ancora riconosciuta come malattia sociale e diventa difficile da dimostrare davanti alle autorità. Chi chiede il sostegno di strutture sociali deve riferire di essere affetto anche da altre forme di dipendenza, come l’alcol. Il che spesso è vero”. Due numeri rendono le proporzioni del problema: a Pavia si butta nelle scommesse una cifra equivalente al 7,8% del prodotto lordo locale, oltre 2800 euro all’anno pro capite.