Pedofilia, Santa sede: “Denunciare ad autorità civile e Papa in casi gravi spreterà”

Pubblicato il 12 Aprile 2010 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA

Nei casi più gravi di preti pedofili, il Papa potrà direttamente ridurre il colpevole allo stato laicale, senza passare per un processo canonico: è quanto indica la guida sulle procedure della Congregazione per la Dottrina della Fede, messa oggi sul sito della Santa Sede.

“In casi veramente gravi, quando un tribunale civile ha condannato un prete colpevole di abusi sessuali su minori o quando ci sono prove evidenti, la Congregazione per la Dottrina della Fede – si legge sul documento-guida – può scegliere di portare il caso direttamente al santo Padre con a richiesta che il Papa emetta un decreto “ex officio”per la riduzione allo stato laicale. Non vi puo essere ricorso canonico contro tale decreto papale”.

Nei casi di abusi sessuali su minori da parte dei preti “si deve sempre seguire la legge civile – recita per la prima volta la guida – per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità “.

E’ la prima volta che viene scritto nero su bianco che il ricorso alle autorità civili è obbligatorio. La guida, in tutto un paio di pagine in inglese, è – spiega la Sala Stampa vaticana – il modo in cui verrà attuato d’ora in poi il Motu proprio del 2001 sui Delicta Graviora.

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha infatti così intrapreso una revisione di alcuni articoli del Motu proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela” in modo da aggiornare il Motu proprio del 2001, quello sui ‘Delicta Graviora’, alla luce di alcuni speciali facoltà conferite alla Congregazione da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Il passaggio si riferisce con ogni probabilità alla “prescrizione” di questi delitti che, nei Delicta Graviora, era prevista dopo dieci anni dal compimento del diciottesimo anno di età della vittima. L’idea è infatti di abolire qualsiasi prescrizione.

Le linee guida pubblicate oggi sul sito della Santa Sede sono il riassunto di procedure operative già definite, con un regolamento interno al Dicastero della Congregazione per la Fede risalente al 2003, ma mai rese note al pubblico.