Pensioni pari inflazione solo fino a 2500 euro lordi, poi inflazione (7,3%) batte pensioni: quanti soldi in più

Pensioni, la rivalutazione annuale in base all'inflazione rilevata dall'Istat cambia. Dai tre scaglioni previsti fino al 31 dicembre si passa a sei scaglioni.

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Dicembre 2022 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA
pensioni foto ansa

Pensioni, le sei fasce per rivalutarle: ecco quanti soldi in più (e in meno) da gennaio (foto Ansa)

Grazie alla perequazione (la rivalutazione annuale in base all’inflazione rilevata dall’Istat), a partire dal 1 gennaio 2023 le pensioni aumenteranno. Dato che l’attuale inflazione è alle stelle, la rivalutazione per il prossimo anno sarà del 7,3%. Nella manovra economica 2023, è stata però prevista una modifica che prevede l’abolizione dei tre scaglioni di rivalutazione reintrodotti dall’ex governo Draghi. Al loro posto le fasce di reddito da prendere in considerazione saranno sei. Ad ogni fascia corrisponde una percentuale che scende al crescere dell’importo della pensione.

Cosa vuol dire rivalutare una pensione al 100%? Vuol dire rivalutarla del 7,3 %, ovvero la percentuale dell’inflazione. Tradotto, se io ho una pensione da mille euro rivalutata al 100% sono 73 euro in più. Quelle da 2000 euro avranno circa 146 euro in più. Sempre al netto delle tasse. Più l’importo della pensione aumenta, più scende la percentuale dell’aumento.

L’adeguamento delle pensioni all’inflazione 

Vediamo a quanto corrisponde in percentuale l’aumento delle pensioni in base all’assegno pensionistico percepito. 

  • L’adeguamento sarà applicato a pieno (il 100% del 7,3%) sulle pensioni fino a 2.101,52 euro, ovvero fino quattro volte il minimo lordo fissato a 525,38 euro per tutti e a 600 euro per gli over 75 (norma introdotta e che varrà al momento per il 2023).
  • La seconda fascia prevede un aumento dell’85% del 7,3% (6.25) per chi riceve tra quattro e cinque volte il minimo lordo (quindi tra 2.101,52 e 2.626,90 euro). 
  • La terza fascia prevede un aumento del 53% del 7,3% (3,9%) per chi riceve tra cinque e sei volte il minimo lordo (tra 2.627 e 3.152 euro);
  • La quarta fascia prevede un aumento del 47% del 7,3% (3,4%) per chi riceve un assegno tra sei e otto volte il minimo (tra 3.152 e 4.203 euro);
  • La quinta fascia prevede invece un aumento al 37% del 7,3% (2,7%) per chi si trova accreditato ogni mese tra otto e dieci volte il minimo (tra 4.203 e 5.254 euro);
  • La sesta e ultima fascia prevede un aumento al 32% del 7,3% (2,3%) per chi riceve oltre dieci volte il minimo (sopra 5.254 euro).

Gli importi

Vediamo ora quanto si riceverà di aumento.

  • Trattamenti da 1000 euro lordi percepiranno un incremento di 73 euro lordi;
  • da 1500 euro lordi aumenteranno di 109,5 euro;
  • da 2mila euro lordi saranno incrementati di 146 euro;
  • da 2500 euro lordi subiranno una rivalutazione di 155 euro;
  • da 3000 lordi aumenteranno di 117 euro;
  • da 4000 saranno rivalutati di 136 euro;
  • da 5000 aumenteranno di 135 euro;
  • da 6000  saranno incrementati da 138 euro.

I tre vecchi scaglioni di rivalutazione che scadono il 31 dicembre funzionano come quelli di contribuzione Irpef. Alla quota di pensione compresa fino a quattro volte il trattamento minimo viene applicato quindi il 100% dell’indice di rivalutazione. Per quella compresa fra quattro e cinque volte minimo il 90% e a quella superiore a cinque volte il minimo il 75%.

Chi trae vantaggio dalla rivalutazione delle pensioni voluta dal Governo Meloni

A trarre vantaggio dal nuovo metodo di rivalutazione introdotta dal Governo Meloni sono quelli  che percepiscono i trattamenti al minimo lordo stabilito dall’Inps. Nel 2023, oltre alla rivalutazione del 7,3%, riceveranno infatti un’ulteriore rivalutazione dell’1,5%. Gli assegni più penalizzati dalla riforma saranno quelli che superano i 2.627 euro. All’aumentare dell’importo lordo diminuirà la loro percentuale di rivalutazione. 

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