Adottò figlio e lo uccise. Papà non condannato perché…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Febbraio 2016 - 15:33 OLTRE 6 MESI FA
Adottò figlio e lo uccise. Papà non condannato perché...

Adottò figlio e lo uccise. Papà non condannato perché…

PESCARA – Pescara, adottò figlio e lo uccise. Papà non condannato perché…Ha soffocato e ucciso quel piccolo di cinque anni che aveva adottato solo poco tempo prima. Per poterlo adottare si era battuto, aveva nascosto la sua grave patologia psichica. Era riuscito ad avere per lui e la sua compagna il piccolo Maxim. Poi la malattia ha avuto la meglio. E lo ha portato a uccidere quel bambino che aveva adottato insieme alla sua compagna.

Ma per quell’omicidio, avvenuto il 17 luglio 2014  Massimo Maravalle, tecnico informatico, non è punibile. Lo aveva chiesto l’accusa, lo ha confermato la sentenza. Massimo ha ucciso il figlio perché in quel momento era “in preda ad un delirio letale, paranoide e persecutorio”.  Scrive Il Centro:

Era stato lo stesso pm Andrea Papalia a chiedere l’assoluzione dal reato di omicidio in quanto, sulla base delle perizie dello psichiatra Renato Ariatti, il piccolo Maxim fu soffocato dal padre che in quel momento era «in preda ad un delirio letale, paranoide e persecutorio».

In ogni caso la vicenda processuale dell’uomo e di sua moglie non è finita. I due devono infatti anche rispondere di falso perché mentirono per riuscire ad ottenere la custodia del bimbo:

L’accusa di falso è in concorso con la moglie e in relazione ai colloqui sostenuti nell’ambito delle procedure per adottare il piccolo in cui, per l’accusa, l’imputato omise di riferire e fornire notizie sui suoi disturbi e sulla sua patologia psichiatrica. Il gup ha fissato per il prossimo 24 marzo l’udienza di verifica periodica in merito alla pericolosità sociale di Maravalle. Il tecnico informatico, già dal 28 settembre scorso, è sottoposto al regime della libertà vigilata, concesso dal gip in sostituzione della detenzione nella casa di cura e custodia annessa all’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (Caserta), dove era stato ricoverato a partire dal dicembre del 2014. Oggi vive con la moglie, a Pescara, nella casa dove è avvenuto l’omicidio.