Piacenza, non solo droga e pestaggi. In caserma anche festini con escort

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Luglio 2020 - 08:52 OLTRE 6 MESI FA
Piacenza, in caserma anche festini con escort

Piacenza, non solo droga e pestaggi. In caserma anche festini con escort (foto ANSA)

Non solo spaccio e pestaggi. A Piacenza, dentro la caserma dello scandalo, organizzati anche festini con escort.

Nelle carte della procura di Piacenza c’è anche l’episodio di una serata che si svolse all’interno della caserma e a cui parteciparono due prostitute.

A raccontare l’episodio, riporta La Repubblica, registrato dalle microspie, è uno dei carabinieri arrestati che lo rivela ad un altro collega.

La serata con la presenza di due donne, “presumibilmente escort”, organizzata per festeggiare un altro dei carabinieri finiti in manette. 

Il racconto si concludeva, scrive il giudice, “specificando che le urla di una delle due donne avevano fatto sì che un collega si fosse lamentato”.

Inoltre, secondo quanto raccontava un informatore ai magistrati, scrive il Corriere della Sera, ai festini a volte partecipava anche una transessuale brasiliana.

Secondo il Gip “non sono forse ravvisabili reati in simili condotte, ma dalla descrizione delle stesse traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati, metaforicamente gettata a terra e calpestata, come quella del loro comandante durante il festino appena rievocato”.

Il carabiniere che rifiutò illeciti

Dalle carte dell’inchiesta emerge anche la figura di un carabiniere che ha un “atteggiamento solitario”, che “non fa gruppo” secondo due dei militari arrestati.

Il carabiniere parla col padre al telefono confidando al genitore, carabiniere in pensione, i suoi dubbi sull’operato dei colleghi e raccontando le molteplici violazioni.

Da questi colloqui, secondo quanto scrive il giudice, si evince “tutta la delusione del giovane militare dell’Arma per  lavorare in un ambiente in cui vengono costantemente calpestati i doveri delle forze dell’ordine, dove tutto è tollerato a condizione che vengano garantiti i risultati in termini di arresti”.

Secondo il magistrato la “mela sana” manifesta “una scarsa propensione a seguire i colleghi dovuta al suo forte disagio nel constatare le continue violazioni e gli abusi commessi all’interno della caserma di via Caccialupi”.

“Molte cose le fanno le cose a umma a umma, non mi piacciono”, confida il militare al padre parlando sempre dei colleghi.

“Io non voglio fare un falso ideologico”, ripeteva al genitore spiegando di non voler attestare falsamente “di avere fatto in una tot data un qualcosa che poi non è neanche vero”.

E il padre, da parte sua, gli dava ragione dicendo che “non si può fare così” e se se lo possono permettere è “perché portano a casa gli arresti”. (fonte LA REPUBBLICA, CORRIERE DELLA SERA)