Piero Angela: “Siamo un paese arretrato. La politica non crea ricchezza”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Agosto 2019 - 15:49 OLTRE 6 MESI FA
Piero Angela, foto Ansa

Piero Angela (foto Ansa)

ROMA – Piero Angela, intervistato dalla Stampa, parla di debito pubblico, analfabetismo digitale e anche della necessità di una riforma scolastica.

Capitolo debito pubblico.

“Il nostro arriva a 2300 miliardi – spiega Piero Angela – Una cifra astratta. Ma quanti sono davvero? Prova a mettere una banconota da 100 euro su un tavolo. Aggiungine accanto un’altra e un’altra e un’altra ancora fino a 2300 miliardi. Ne uscirebbe un nastro lungo cinque volte la distanza dalla Terra alla Luna. Quando mai riusciremo a pagarli? Se continuiamo a far debito invece di abbatterlo manderemo sempre più in tilt la macchina della ricchezza alimentando la macchina della povertà”.

L’Italia tra ‘800 e ‘900 era per il 70% una popolazione agricola, oggi rappresenta meno del 4%.

“L’efficienza produttiva rende cibo e oggetti sempre più accessibili, diffonde il benessere e permette la scolarizzazione: dall’analfabetismo di massa si passa alla scuola (e all’università) di massa. Cambiano i lavori, scienza e tecnologia si infilano in ogni campo, facendo rivoluzioni. E continuano a ritmo incalzante. Dobbiamo adattarci a questo ritmo. È lì che dobbiamo agire”.

Problema principale? “È la scuola – risponde Piero Angela – Se ne parla troppo poco e mai come se ne dovrebbe parlare. Si discute di insegnanti precari, di scuola pubblica e privata, di edifici fatiscenti, di mense scolastiche. Non di efficienza dell’insegnamento, di programmi da cambiare per non perdere contatto con il mondo. E poi siamo molto arretrati, rispetto ad altri paesi, nell’alfabetizzazione digitale”.

“I partiti – continua – pensano alle elezioni, parlano di casa – lavoro – sanità – pensioni, promettono di distribuire ricchezza secondo meriti e bisogni. Ma per distribuire ricchezza bisogna creare ricchezza. Crescere in competitività è la condizione per mantenere lo stato sociale […] Contrariamente a quanto si pensa, la politica non ha mai creato ricchezza.

La televisione una volta poteva rimediare all’analfabetismo letterario, ma per quanto riguarda quello digitale le cose sono diverse e più complicate secondo Piero Angela: “Ai tempi del maestro Manzi la tv rimediava all’analfabetismo letterario d’una fascia bassa della popolazione. Mentre l’analfabetismo digitale è molto diffuso e colpisce anche la fascia alta, in particolare la pubblica amministrazione. La sua digitalizzazione, lo dicono gli esperti, sarebbe determinante per rendere trasparente tutto ciò che passa nella contabilità e nei contratti eccetera, combattendo in questo modo la corruzione”

Per il divulgatore, un’immagine simboleggia bene il livello di arretratezza dell’Italia. “Un esempio banale – risponde Piero Angela – quello dei pomodori. L’Italia ne importa dall’Olanda migliaia di tonnellate: belli e sani, a prezzi competitivi, coltivati in serre idroponiche iperproduttive, con acqua riciclata in continuazione, senza pesticidi, insetti contro insetti in lotta biologica. Si è mai confrontato questa immagine con quella dei poveracci vittime del caporalato che raccolgono pomodori a due euro l’ora?”.

Fonte: La Stampa.