Pietro Crisafulli: “Porto mio fratello a morire in Belgio”

Pubblicato il 28 Gennaio 2010 - 20:12 OLTRE 6 MESI FA

Pietro Crisafulli annuncia «un viaggio della morte per suo fratello», paraplegico di 45 anni, entrato in coma nel settembre del 2003 in seguito a un incidente stradale e risvegliatosi nell’ottobre del 2005. Lo porterà in Belgio per fargli praticare l’eutanasia: «Da sette anni mi promettono un piano ospedaliero personalizzato a casa, che non è stato mai realizzato».

«Siamo rimasti soli e non possiamo più aiutarlo, perché Salvatore ha bisogno di aiuto 24 ore su 24. Non possiamo fare altro, ci hanno abbandonati al nostro destino, allora meglio farlo morire: lui è al corrente di questa nostra decisione ed è d’accordo».

Già in passato Pietro Crisafulli aveva annunciato di «staccare la spina» degli strumenti che tenevano in vita sua fratello Salvatore e si era schierato «per tenere in vita Eluana Englaro». Un paragone che però l’uomo respinge: «La mia non è una battaglia per la morte – afferma – ma per la vita».

«Io farò tutto questo – aggiunge – e camminerò con la testa alta perché ho combattuto per la vita di mio fratello. Lui non morirà di stenti, ma se ne andrà via dormendo». Pietro Crisafulli accusa «la politica, dal premier al presidente della Regione Siciliana, di avere promesso senza mantenere. Adesso – aggiunge – quando porterò mio fratello in Belgio con un camper il governo dovrà intervenire in extremis, come ha fatto con Eluana Englaro, per salvare la vita di Salvatore». Crisafulli accusa anche «la Chiesa di non avere fatto alcunché» per suo fratello.

Intanto la Commissione parlamentare d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale ha avviato un’istruttoria sulle condizioni di assistenza di Salvatore Crisafulli, attivando in queste ore un’ispezione dei NAS dei Carabinieri. Ad annunciarlo è il presidente della Commissione d’inchiesta del Senato, Ignazio Marino.

«Ho sempre sostenuto – afferma Marino – che la libertà di scelta rispetto alle terapie, sulla base dell’articolo 32 della Costituzione, deve essere garantita sempre ad ogni individuo nel nostro Paese. Questo significa che ognuno di noi deve avere a disposizione tutte le risorse sanitarie necessarie. A tal fine ho disposto un’istruttoria per verificare che queste condizioni esistano».

«Rispetto all’annunciata intenzione dei familiari di Salvatore Crisafulli di portarlo in Belgio perché gli sia praticata l’eutanasia, posto che la scelta di quest’ultima mi trova fermamente contrario, mi chiedo – rileva Marino – se sia stato effettivamente lui a comunicare tale scelta o se non sia frutto solo della disperazione ed esasperazione della famiglia per l’assenza di assistenza che denunciano».

Marino ribadisce quindi la propria contrarietà all’eutanasia: «Ho sempre affermato il diritto di autodeterminazione e l’opportunità di una legge su testamento biologico in Italia, ma sono altrettanto saldamente contrario all’eutanasia. Inoltre – conclude il presidente della commissione d’inchiesta sul Ssn – credo che se la morte è decisa da qualcun altro non si possa chiamare eutanasia ma piuttosto omicidio».