Pietro Genovese, l’amico in auto: “Gaia e Camilla sbucate dal nulla, impossibile evitarle”

Pietro Genovese, parla l'amico testimone che era in auto: "Gaia e Camilla sbucate dal nulla, impossibile evitarle"
Pietro Genovese in una foto Ansa

ROMA – Parla il super testimone dell’incidente di Corso Francia a Roma, quello in cui sono morte due sedicenni, Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli: “Quelle due ragazze sono sbucate all’ improvviso, correvano mano nella mano. Era impossibile evitarle. Pioveva, era buio, ma ricordo perfettamente cos’è successo: ho visto due sagome apparire dal nulla e poi il corpo di una di loro rimbalzare sopra il cofano”. A dirlo, intervistato dal Messaggero, è Davide A., 20 anni, studente di Economia dei Parioli, a bordo dell’auto guidata da Pietro Genovese.

Pietro Genovese “scagionato” dall’amico.

“Eravamo appena andati via da una cena a casa di amici al Fleming – racconta sulla serata fatale – dove avevamo festeggiato il ritorno di un amico dall’ Erasmus. Avevamo bevuto qualche bicchiere di vino, niente di più. Era da poco passata la mezzanotte e avevamo imboccato Corso Francia per andare verso il Treebar al Flaminio”. “Pietro guidava – continua – io ero seduto accanto a lui e dietro di noi, sul sedile posteriore, c’ era un altro nostro amico che al momento dell’incidente però stava mandando un messaggio con il cellulare e dice di non aver visto nulla”. “Nessuno di noi era drogato o ubriaco”, spiega anche il giovane che sulla velocità sostenuta dall’auto aggiunge: “Non so, ma anche volendo non avremmo potuto correre. Su Corso Francia era appena scattato il semaforo verde e l’auto era ripartita da poco”.

Il giochino del semaforo rosso su Corso Francia.

“Lo chiamano il giochino del semaforo rosso e quando mia figlia e la sua amichetta me lo hanno spiegato dopo la morte di Camilla e Gaia, mi sono venuti i brividi. Si tratta di attraversare le due carreggiate di Corso Francia veloci mentre per i pedoni è rosso e per le auto che sfrecciano è verde, sfidando la sorte. Un gioco folle del sabato sera e non solo, in voga tra i giovanissimi di Ponte Milvio. Lo fanno per farsi grandi riprendendosi anche con gli smartphone, creando storie sui social che poi si cancellano nel giro delle 24 ore”. Lo dice  M. L., 43 anni, un piccolo imprenditore intervistato dal quotidiano Il Messaggero. (Fonte: Il Messaggero).

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