Pietro Genovese “non dovrebbe essere in carcere”. Il costituzionalista chiede processo rapido

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Dicembre 2019 - 09:44 OLTRE 6 MESI FA
Pietro Genovese "non dovrebbe essere in carcere". Il costituzionalista Azzariti chiede processo rapido

Pietro Genovese “non dovrebbe essere in carcere”. Il costituzionalista chiede processo rapido (foto Ansa)

ROMA – Pietro Genovese non dovrebbe essere in carcere, ma dovrebbe essere processato subito:”C’è solo un’esigenza, fare il processo il più in fretta possibile. Ma ora non si può anticipare la condanna ricorrendo al carcere”. È questo il parere del costituzionalista Gaetano Azzariti sull’arresto del giovane (figlio del regista Paolo) che ha investito e ucciso le due sedicenni Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli su corso Francia a Roma.

“C’è da tenere presente – spiega Azzariti in una intervista a Repubblica – che le misure cautelari, come gli arresti domiciliari, sono stabilite per esigenze diverse da quelle legate alla pena comminata per i fatti commessi. Sarà il processo a definire le sanzioni penali. In questo caso più delle misure cautelari, che non possono essere un modo per anticipare la condanna, sarebbe auspicabile un rapidissimo processo, tanto più che non vedo esigenze istruttorie che possano ritardarne lo svolgimento”. “Lui – aggiunge su Genovese – non può ripetere il reato e gli arresti non vanno usati come anticipazione della condanna”.

Le parole del gip su Pietro Genovese.

“Pietro Genovese è solito condurre veicoli dopo aver assunto sostanze alcoliche se non anche stupefacenti e non rispettare le norme del codice della strada”: è quanto ha scritto il giudice per le indagini preliminari, Bernadette Nicotra, nell’ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per Pietro Genovese, il ventenne che ha investito e ucciso le due sedicenni Gaia e Camilla la notte tra sabato e domenica scorsa a Roma, nella zona di Corso Francia. Le parole del Gip sono riportate dall’agenzia Ansa. 

“Le precedenti contestazione e provvedimenti amministrativi – prosegue il gip nella ordinanza riportata dall’Ansa – non hanno avuto alcun effetto deterrente: il Genovese si è messo alla guida dell’autovettura nonostante avesse assunto bevande alcoliche e nonostante in passato gli fosse già stata ritirata la patente di guida per violazioni al codice della strada”. 

Per il giudice “questo comportamento dimostra noncuranza se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti dell’autorità amministrativa e di pubblica sicurezza ed è sintomo di una personalità incline alla violazione delle regole. La personalità dell’indagato lascia ragionevolmente presumere che il medesimo non si scoraggi dall’usare comunque l’automobile per il solo fatto dell’avere avuto ritirata la patente di guida. Sicché allo stato, al fine di neutralizzare il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di condotte, appare necessario limitare la libertà di movimento del Genovese, il quale sebbene incensurato di giovane età, ben potrebbe, ponendosi alla guida di altre autovetture, magari di amici e conoscenti anche senza la patente, porre in essere condotte gravemente colposa in violazione delle norme da circolazione stradale compromettendo così la propria e l’altrui incolumità”, conclude il gip nell’ordinanza, in cui sottolinea: “Sussiste l’esigenza cautelare per il concreto pericolo di reiterazione della condotta criminosa. Il Genovese risulta segnalato per ben due volte (il 1 agosto del 2016 e il 16 gennaio 2017) e risulta avere avuto già la patente di guida ritirata per pregresse violazioni al codice della strada. Inoltre risulta che Genovese è incorso in ben quattro decurtazioni di punteggio (della patente ndr) per transito con semaforo rosso ed altre infrazioni”.

Pietro Genovese: l’effetto delle droghe è da provare.

Nessun effetto provato di stupefacenti, però, quando Genovese guidava: le tracce di droghe trovate nel sangue non dimostrano che quella notte fosse alla guida sotto effetto di quelle sostanze. E’ il ragionamento fatto dal gip di Roma per escludere nei confronti di Genovese l’aggravante dell’alterazione psicofisica dovuta all’uso di sostanze stupefacenti. Per il giudice “le sostanze stupefacenti riscontrate, sebbene presenti, ben potevano essere state assunte dal Genovese in epoca precedente”.

L’auto di Genovese era oltre il limite di velocità.

“Imprudenza e imperizia”: con queste parole il gip di Roma giudica la condotta di Pietro Genovese. Per il giudice l’indagato non ha rispettato il “codice della strada in quanto teneva una velocità superiore al limite consentito di 50 km orari e comunque omettendo di adeguare la stessa alle condizioni della strada e del traffico così da non poter arrestare tempestivamente il veicolo a fronte di un ostacolo prevedibile”.