Pistoia, pasta in bianco e carote: 140€/mese. La rivolta contro il caro-mensa

di Daniela Lauria
Pubblicato il 2 Ottobre 2012 - 10:39| Aggiornato il 14 Ottobre 2012 OLTRE 6 MESI FA

PISTOIA – Genitori in rivolta contro il caro-mensa a Pistoia : l’ultimo aumento ha portato a 6,50 euro il costo di un pranzo a scuola per le fasce più alte di reddito. Se non fosse che a Pistoia la soglia oltre la quale si paga l’intera somma per la mensa, 140 euro al mese, è di 30 mila euro lordi a famiglia: due stipendi di scarsi mille euro e scatta la tariffa per i ricchi. E che mensa: l’ultimo menu post-aumento prevedeva pasta in bianco, carote e prosciutto cotto. Roba che manco in ospedale.. Ma il neoeletto sindaco di Pistoia, Samuele Bertinelli, non vuole retrocedere: “Io difendo quelle tariffe, servono a stanare i finti poveri”, ha detto.

Quello di Pistoia è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che segnano il tempo della crisi. Tutto nacque ad Adro, in provincia di Brescia, dove la questione si fece nazionale, per via della fermezza del sindaco che impose la regola del “chi non paga non mangia”. Ma da Torino a Potenza il problema è sempre lo stesso, la mensa è un bene pubblico ma grava sempre più sulle tasche delle famiglie che non ce la fanno più a spendere oltre cento euro per il solo refettorio. Si perché poi c’è la retta scolastica da pagare e i libri da comprare, con esborsi pari al 14% del reddito famigliare. Ma a Pistoia le mamme non ci stanno e hanno organizzato la “rivolta del panino”.

All’ultima minaccia di un preside che in una circolare ha scritto: “Fate venire i vostri figli in mensa per il pranzo oppure portateveli a casa”, le mamme hanno accolto la sfida: “Tutti al parco, il pranzo lo prepariamo noi”. Lunedì era in programma pure un corteo in piazza del Duomo, che è saltato a causa della pioggia. Ma in un crescendo di contestazioni le mamme hanno tutta l’intenzione di combattere il caro mensa a suon di pranzi al sacco a giorni alterni davanti alle scuole e senza preavviso di presidi e cuochi. Ce l’hanno coi presidi poco disposti a venire incontro alle loro esigenze ma soprattutto se la prendono con commercianti e imprenditori che dichiarano finti redditi: “Portano i figli a scuola col Suv e poi pagano tariffe minime”.

Ma il sindaco Bertinelli, che vuole aiutare i meno abbienti facendo pagare il ceto medio, non sembra propenso a fare sconti. “Prima di me pagavano tutti la stessa cifra, ricchi e poveri, e comunque il Comune non aveva mai i soldi per integrare le rette dei meno abbienti”. Fin qui tutti d’accordo ma trentamila euro come fascia più alta non è esattamente un colpo ai ricchi. Per questo Bertinelli si dice disposto ad alzare lo scaglione a 40mila ma chiede un sacrificio alle famiglie benestanti. Dal canto loro le famiglie vorrebbero anche sconti per secondi e terzi figli, una retta più economica , da 5.50 a pasto, e  qualità del cibo più elevata.