14 agosto 1861: la strage di Pontelandolfo, una Marzabotto risorgimentale. Una vendetta dei bersaglieri del regio esercito

Pubblicato il 27 Agosto 2010 - 13:39 OLTRE 6 MESI FA

Pontelandolfo

L’ordine è tassativo: entrare in paese e uccidere tutti, tranne i bambini, le donne  e i malati.  Con questi propositi, il 14 agosto 1861, i soldati italiani mettono a ferro e fuoco Pontelandolfo, paesino del beneventano, per sedare la rivolta dei briganti. Pochi giorni prima 40 bersaglieri del neonato Regno d’Italia erano stati uccisi proprio dai briganti. La punizione non tarda ad arrivare: la rappresaglia sarà ferocissima e disumana.

“Subito abbiamo iniziato a fucilare, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l’incendio al paese, di circa 4.500 abitanti. Quale desolazione… non si poteva stare d’intorno per il gran calore; e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case. Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava”.

Sono le parole del luogotenente Cariolato a ricordare questa Marzabotto dimenticata. Come Marzabotto l’ordine è di uccidere, saccheggiare e distruggere. A differenza di Marzabotto qui sono italiani contro italiani (bersaglieri contro briganti) in una pagina di storia dimenticata, perchè non tutti, nella retorica del Risorgimento, amano ricordare che al Sud ci fu una vera guerra. Nel confronto con altre stragi della Seconda Guerra Mondiale l’episodio di Pontelandolfo trova il suo parallelo anche nella logica numerica: 40 i soldati italiani uccisi dai briganti, 400 in tutto le vittime civili del piccolo paese campano. Uno a 10, come alle Fosse Ardeatine.

A ricordare la strage è Paolo Rumiz su Repubblica che riporta l’appello del sindaco della cittadina riconosciuta solo a marzo scorso come “luogo della memoria” e che ora vuole ottenere lo status di “città martire”. E magari, in vista delle celebrazioni per i 150 anni dall’Unità d’Italia,  rinverdire il ricordo di una strage finora ricordata da una targa con solo 13 nomi e da una lapide alla memoria di Concetta Biondi, violentata e uccisa dai soldati.