Napoli, libero il “sindaco” della camorra di Ponticelli: Alfano invia gli ispettori

di Dario Parascandolo*
Pubblicato il 8 Aprile 2010 - 22:13 OLTRE 6 MESI FA

Ennesimo colpo basso alla lotta contro la criminalità organizzata. Sono tornati in libertà i due cugini e omonimi Antonio Sarno, figli dei fratelli capoclan Pasquale e Ciro, quest’ultimo rinominato “il sindaco” di Ponticelli. La scarcerazione è avvenuta per decorrenza dei termini di custodia cautelare, anche se con il divieto di dimora in Campania e nel Lazio. I cugini Sarno erano stati arrestati per aver minacciato la moglie di un pentito. Il clan dell’hinterland napoletano torna, quindi, a rafforzarsi dopo i duri colpi subiti negli ultimi mesi, grazie alla collaborazione di alcuni pentiti, le cui famiglie rischiano ora pericolose ritorsioni.

Giuseppe Sarno al momento dell’arresto

Immediata la reazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha disposto un’ispezione nella Procura di Napoli. Anche perché la vicenda segue di pochi giorni un’altra scarcerazione beffa, stavolta in favore di Ettore Bosti, figlio del boss Patrizio del clan Contini del Vasto. Scarcerazione ottenuta dagli avvocati di Bosti, che non avrebbero potuto ascoltare le bobine originali delle intercettazioni parte dell’inchiesta. Secondo il procuratore della Repubblica Giandomenico Lepore, si tratta di «una libertà di tipo formale, mentre il quadro accusatorio resta confermato». Arriveranno in settimana gli ispettori del ministero, che dovranno così chiarire cosa ha impedito ai legali della difesa di ascoltare i nastri delle intercettazioni. Ettore Bosti era stato arrestato perché accusato di essere il mandante dell’omicidio del diciassettenne Ciro Fontanarosa, ucciso il 24 aprile 2009 in Corso Garibaldi a Napoli poiché non aderiva alle regole del clan.

Al caso Bosti si somma, dunque, la scarcerazione dei Sarno, in libertà dopo otto mesi di carcere, a fronte dei tre previsti per la custodia cautelare. La Procura non è riuscita a chiedere il rinvio a giudizio dei due cugini perché non vi è stato il tempo di completare una serie di accertamenti investigativi. Intanto si teme per la moglie di Anna Emilia Montagna, moglie del boss pentito Giuseppe Sarno, detto “Mussillo”. La donna, infatti, si è resa “colpevole” agli occhi del clan di non essersi separata dal marito dopo che egli aveva deciso di collaborare con la giustizia. La donna, più volte minacciata dai due cugini, è stata trasferita in una località protetta insieme al marito. Il suo coraggio è stato più volte elogiato dal giudice per le indagini preliminari, che, nell’ordinanza di custodia cautelare contro i Sarno, ha scritto: «finalmente una figura positiva in un panorama in cui le donne, quando non svolgono ruoli vicarianti dei boss, ne scimmiottano goffamente gli atteggiamenti arroganti e intimidatori».

Scuola di Giornalismo Luiss