Mafia, bloccato cantiere al porto per Coppa America. “Dietro c’è Messina Denaro”

Pubblicato il 9 Aprile 2013 - 08:50 OLTRE 6 MESI FA

TRAPANI – Parte dell’ala ovest del porto di Trapani, il cantiere della Coppa America, è stato sequestrato preventivamente perché, secondo i magistrati, è stato costruito con un appalto (46 milioni euro, vinto nel 2004 in occasione della Louis Vuitton Cup”) che sarebbe stato pilotato dalla mafia. Ovvero, secondo gli inquirenti, dietro quell’appalto e altre sei società intestate agli imprenditori Francesco e Vincenzo Morici (poste anch’esse sotto sequestro, per un valore totale di 30 milioni di euro) ci sarebbe il super latitante Matteo Messina Denaro.

Scrive Repubblica Palermo:

Gli investigatori della Divisione Anticrimine della questura di Trapani e i finanzieri del nucleo di polizia tributaria questa mattina  hanno fatto scattare un sequestro da trenta milioni di euro, che riguarda l’impero di due insospettabili imprenditori edili siciliani, Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio, ufficialmente i titolari di cinque società che gestiscono appalti importanti. L’ultimo, all’interno del porto di Trapani, riguarda una ristrutturazione da 41 milioni di euro, aggiudicata a un’associazione temporanea di imprese di cui fa parte anche la “Società italiana dragaggi spa“, un vero colosso nel settore. E’ un appalto aggiudicato nel 2004 in occasione della “Louis Vuitton Cup” che si tenne a Trapani. Questa mattina, i poliziotti e i finanzieri hanno messo i sigilli alle banchine già realizzate, nella parte ovest del porto, in attesa dell’insediamento dell’amministratore giudiziario nominato dal tribunale, che deciderà sul proseguimento dei lavori che erano ripresi dopo tre anni di stop.

Il provvedimento “di sequestro anticipato ai fini di confisca” firmato dalla sezione Misure di prevenzione di Trapani sostiene adesso che i Morici farebbero parte del “cartello” di imprese legate al latitante Matteo Messina Denaro. Le indagini dicono che i Morici furono utilizzati prima dal vecchio capomafia di Trapani, Vincenzo Virga, poi dopo il suo arresto, dal reggente che lo sostituì, Francesco Pace. Con la benedizione di Messina Denaro, che era interessato al condizionamento degli appalti più importanti della provincia. Parte di queste indagini fanno parte del procedimento che vede imputato il senatore del Pdl Antonio D’Alì.

Oltre alle sei società sequestrate, intestate ai Morici figurano anche sotto sequestro 142 immobili, 37 beni mobili registrati, 36 conti correnti e rapporti bancari e 9 partecipazioni societarie. I provvedimenti sono stati eseguiti a Trapani, Roma, Milano, Gorizia e Pordenone. La proposta del questore (accolta dal Tribunale) si basa sulle carte processuali del procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del senatore del Pdl Antonio D’Alì, in corso di svolgimento dinanzi al gup di Palermo.