Positivo Covid, se non ne hai vicino te ne verrà assegnato uno d’ufficio…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Gennaio 2022 - 10:08 OLTRE 6 MESI FA
Positivo Covid, se non ne hai vicino te ne verrà assegnato uno d'ufficio...

Positivo Covid, se non ne hai vicino te ne verrà assegnato uno d’ufficio… FOTO ANSA

Gira da qualche ora nella grande giostra dei messaggi social una simpatica, arguta, paradossale eppur realistica messa in parole dello stato d’animo e della condizione reale di tutti noi in questi giorni. Ecco il messaggio: “Se non hai un parente o un amico positivo te ne verrà assegnato uno d’ufficio”.

Due milioni, accerchiati

Ad ieri i positivi al Covid in Italia erano quasi due milioni. Quelli diagnosticati. Cui vanno aggiunti quelli che non se ne sono accorti in quanto totalmente asintomatici e quelli che non vogliano accorgersene in quanto totalmente negazionisti. Due milioni di positivi e quindi quanti che hanno avuto o hanno contatti con loro? Contatti familiari, amicali, lavorativi e di ogni altro genere? Dieci, venti, trenta milioni? Ciascuno di noi sa da giorni di un amico o conoscente o parente e di ora in ora viene a sapere di altri. E ci si comincia a sentire accerchiati e quindi a restringere il perimetro della propria attività quotidiana.

Accerchiati da cosa? Accerchiati, non assediati

L’accerchiamento è imponente: 150/200 mila nuovi contagi al giorno, a questo ritmo fanno 5/6 milioni in un mese. Un mese ancora, nessuno azzarda possa durare di meno questo ritmo di contagi. Accerchiati, ma non assediati. La vita sociale e le attività economiche sono senza che vi sia alcuna sostanziale limitazione che non sia la mascherina. In estrema sintesi si lavora, si esce, si fa qualunque cosa ma in mascherina. L’epidemia ci accerchia ma non ci assedia. E allora accerchiati da cosa? 

Una speranza chiamata Omicron, anzi due

L’accerchiamento si squaglierà più o meno da solo perché i denti della Bestia sono aguzzi ma privi di veleno. Questa è la speranza numero uno e anche la probabilità numero uno. Che variante Omicron sia per la gran parte della popolazione che infetta una influenza, magari influenzona, che quindi mandi relativamente poco in ospedale e poco uccida. E che Omicron diventi dominante, dominante e stabile: questa la speranza numero due. Può succedere che vada così, ma non sta scritto da nessuna parte. Potrebbe, anche se è meno probabile, accadere che Omicron generi una variante con analoga massiccia, impressionante contagiosità e però maggiore capacità di indurre malattia severa. Accerchiati quindi dalla indomabilità del virus, benigno o maligno che alla fine risulti il suo scartare.

Vaccini, almeno non si crepa

L’esser vaccinati, anche con tre dosi, non esclude si possa essere contagiati (al netto della nozione non ancora digerita per cui si è vaccinati circa due settimane dopo il vaccino e non la sera stessa o il giorno dopo). L’esser vaccinati, soprattutto con tre dosi, “almeno non si crepa” come ha sintetizzato Massimo Galli che Covid ha contratto da, come ha detto lui stesso, “vecchietto”. Col vaccino in corpo l’organismo reagisce alla colonizzazione cellulare da parte del virus e nella grandissima maggioranza dei casi limita o elimina la malattia severa o addirittura l’esito letale.

Settecento giorni e al paese tutto gira la testa

Sono ormai 700 giorni di pandemia e al paese tutto gira la testa in una disorientata e confusa vertigine che induce ad un procedere che ha della danza con passi grotteschi. Stamani riaprono le scuole nel gran piagnisteo sulla impossibilità di riaprirle e nel gran titolare sul “caos scuola”. Ieri nessuno ha trovato alcun motivo di turbamento negli stadi di calcio aperti al pubblico, stadi (sia detto per inciso ma non tanto) dove le curve sono regolarmente terra No Vax. E’ lo stesso paese che il sabato e la domenica è andato nei centri commerciali aperti, nei ristoranti e bar aperti, negli stadi aperti, che ha fatto in casa cene tra amici, che ha organizzato se capitava compleanni, che ha portato e mandato bambini e bambine alle feste con i coetanei, che ha visto i suoi adolescenti in piazza in gruppo e nei locali sempre in gruppo. Lo stesso paese il lunedì recita e interpreta il suo timore per le scuole aperte.

No Vax, l’obbligo che non c’è

Ed è sempre lo stesso paese che per legge preclude di fatto ai non vaccinati praticamente ogni aspetto della vita pubblica. Tranne uno: quello della propaganda e protagonismo. Riguardo ai non vaccinati c’è un obbligo che non c’é: smettere di proteggerli, anzi tutelarli, anzi rappresentarli. Lega e M5S come e quando possono si vestono da partito dei non vaccinati, Fratelli d’Italia della Meloni è partito negazionista allo stato puro: dall’inizio della pandemia ha infatti detto sempre e solo No a tutto. Ma le forze (politiche?) potrebbero poco da sole, il più della tutela pelosa e penosa ai non vaccinati viene da una informazione corriva quanto presuntuosa, ignorante quanto declamatoria. Una informazione che nei confronti del consenso (audience-like) si è totalmente accomodata nel ruolo dell’adescamento privo di nozioni e pratica del sesso sicuro. La professionalità specifica e standard dell’informazione è infatti l’adescamento.

Il resto è considerato zavorra ed ostacolo: la competenza, la responsabilità, l’etica. Il non vaccinato è per l’informazione un’attrazione da esibire durante lo show. Il non vaccinato, che si è chiamato fuori dall’atto sociale collettivo della vaccinazione, è invece chiamato dentro come primo attore nella commedia sociale allestita dall’informazione. Esistesse un obbligo ad una informazione responsabile e attendibile perché competente e orgogliosa di essere tale, fosse possibile un tale tipo di obbligo, andrebbe instaurato. Taglierebbe fuori la gran parte degli attuali giornalisti-intrattenitori-copisti-allestitori? Nessun danno e comunque si potrebbe dar tempo agli obbligati per vaccinarsi. Cioè leggere, studiare, riflettere, avere coscienza e responsabilità di ciò che si scrive o si dice. E poi, solo poi, molto poi, scrivere e parlare.