Segnalare posti di blocco su gruppi Whatsapp non è reato: il caso della Valle Scrivia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Gennaio 2020 - 15:53 OLTRE 6 MESI FA
Segnalare posti di blocco su gruppi Whatsapp non è reato: il caso della Valle Scrivia

Segnalare posti di blocco su gruppi Whatsapp non è reato: il caso della Valle Scrivia (nella foto ANSA l’app Whatsapp)

ROMA – Formare un gruppo WhatsApp per avvisare i partecipanti dei posti di blocco delle forze dell’ordine non è reato e non c’è alcuna interruzione di servizio pubblico. E anche le invettive e gli insulti contro carabinieri e poliziotti non sono vilipendio. E’ quanto sostenuto dal giudice per le indagini preliminari Luisa Avanzino che ha archiviato l’inchiesta che vedeva indagati 49 ragazzi della Valle Scrivia, in Liguria.

I ragazzi avevano messo in piedi una maxi chat a cui partecipavano oltre un centinaio di persone. Lo scopo era quello di segnalare posti di blocco per evitare di incappare in multe e sospensioni della patente se si fosse alzato il gomito durante la serata. Le segnalazioni, in alcuni casi, erano accompagnati da epiteti e insulti. Secondo il gip, però, la creazione del gruppo non avrebbe “comportato alcuna alterazione del servizio che è sempre stato svolto regolarmente, considerato il numero di utenti della strada e il numero comunque limitato dei partecipanti alla chat”. Per il giudice, inoltre, non vi sarebbe alcun vilipendio ‘pubblico’ visto il carattere “chiuso della chat e quindi della conversazione”. 

Un caso simile era recentemente accaduto nella cittadina siciliana di Canicattì, provincia di Agrigento, dove ben 62 persone erano state denunciate per interruzione di pubblico servizio, reato punito dall’articolo 340 del Codice penale con la reclusione fino a un anno. Grazie al ritrovamento accidentale di un cellulare, infatti, la polizia aveva scoperto un gruppo Whatsapp in cui gli utenti si scambiavano messaggi sulla presenza di posti di blocco e di autovelox posizionati dalle forze dell’ordine. (fonte ANSA)