ROMA – Chi sono i nuovi poveri? L’identikit emerge da una ricerca dell’istituto Isfol pubblicata dal Corriere.it: donna, giovane, con un contratto atipico. Il reddito si aggira intorno ai 7400 euro l’anno. Ovvero circa 600 euro mensili, più o meno il rimborso spese di uno stagista. Non solo povera, ma anche discriminata. La stessa ricerca mostra come il sesso maschile, nella stessa fascia d’età e di precarietà, porta a casa 12mila euro l’anno.
Dal 2005 i contratti co.co.co o co.co.pro sono scesi di 50mila unità. Tutti assunti? Non proprio: “La realtà – osserva Aviana Bulgarelli, direttrice Isfol – è che è diminuita anche la domanda di lavoro a seguito della crisi. Ovvio che venga penalizzata anche questa particolare forma contrattuale”.
Lavoro precario, parasubordinato. Così emerge dai contratti (e dagli stipendi), ma non dai fatti. Lo studio Isfol mette in evidenza che il 70% dei collaboratori garantisce quotidianamente la sua presenza in ufficio, il 67% ha un orario preciso di lavoro. Insomma, a tutti gli effetti un lavoro dipendente “mascherato”.