A Prato il 27 % degli iscritti alla scuola materna è straniero

Pubblicato il 17 Settembre 2010 - 18:36 OLTRE 6 MESI FA

Cresce, soprattutto nelle scuole dell’infanzia, la percentuale dei bambini con ”cittadinanza non italiana” a Prato. I bimbi stranieri di diverse nazionalità, in particolare cinesi, pakistani, nigeriani, nella scuola materna sono oggi il 27% dei nuovi iscritti, rispetto al 22,21 dell’anno scorso.

Sono i dati diffusi venerdì 17 settembre dal Comune di Prato. Nella scuola elementare nel 2010 si è passati dal 25 per cento rispetto al 23 del 2009; nelle scuole medie la percentuale dei ”non italiani” è invece calata dal 22,95 per cento al 20. ”La distribuzione dei bambini stranieri nelle classi – spiega l’assessore all’Istruzione pubblica Rita Pieri – non è omogenea e le punte più alte, fino al 40% in alcuni casi, si rilevano nelle scuole del centro storico, Borgosanpaolo e Chisanuova.

Negli istituti comprensivi Mascagni, Marco Polo, Malaparte e Don Milani è stata già disposta la deroga al limite del 30 per cento della presenza di alunni stranieri nelle classi”. ”La deroga – ha precisato l’assessore – è concessa dall’Ufficio scolastico provinciale per i bambini nati in Italia”. ”L’aumento dei non italiani nelle scuole d’infanzia – ha osservato Pieri – ci deve far riflettere sul ruolo che i servizi pre-scolari possono giocare per colmare le differenze culturali, favorire la coesione sociale e accelerare il processo di integrazione”.

”Per quanto riguarda i bambini cinesi – aggiunge l’assessore – abbiamo però un problema. Pur nascendo in Italia, molti di loro vengono inviati presso parenti, in Cina fino all’età scolare perché i genitori lavorano molto e non li possono accudire. Oppure, vengono affidati ad altre persone che spesso, come emerge dai controlli, non li custodiscono con la dovuta cura. L’asilo nido copre molte ore ma, naturalmente non è un parcheggio. Il fatto però che molti bambini, per questi motivi, non lo frequentino, fa sì che si perdano anni preziosi per l’integrazione e per la conoscenza della lingua”.