Predappio, il sindaco Pd: “Vi spiego perché serve il museo del Duce”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Maggio 2014 - 08:42 OLTRE 6 MESI FA
Predappio, il sindaco Pd: "Vi spiego perché serve il museo del Duce"

Predappio, il sindaco Pd: “Vi spiego perché serve il museo del Duce”

FORLI’ – “Io, sindaco Pd, vi spiego perché a Predappio serve un museo sul fascismo“. A parlare è Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio, in provincia di Forlì.

A Jenner Merletti di Repubblica, il sindaco Frassineti spiega:

“«E io, sindaco Pd, vado anche a proporre un museo sul fascismo nell’immensa Casa del Fascio che sorge proprio in piazza. Forse voglio farmi del male, ma credo di avere ragione. Fino ad oggi abbiamo delegato il racconto della storia di Mussolini e di Predappio ai commercianti che vendono gagliardetti e camicie nere. Contro questo ciarpame l’unica nostra arma è la cultura. Voglio un luogo dove si possa raccontare come Benito, un ragazzo nato qui nel 1883, sia diventato Mussolini. Voglio un posto dove sia narrato il secolo terribile, il ‘900, con una luce puntata sul Ventennio. Spero di essere capito»”.

Fare il sindaco a Predappio, spiega, non è facile:

“Sono stato insultato da Le Monde e dal New York Times, dal Guardian…El Pais ha scritto che io sono un sindaco che “no tiene los huevos”, e le uova non sono certo quelle delle galline. Tutti scandalizzati per i negozi con i calendari del Duce, per i saluti fascisti nelle strade e nella cripta. Dalla Liberazione ad oggi in Comune c’è sempre stata la sinistra. E un’amministrazione di sinistra — sbagliando — nel 1994 ha concesso a quattro commercianti di aprire i loro negozi di ciarpame nero. Con le leggi di allora poteva impedirlo e non l’ha fatto. Ma a Predappio ci sono i Carabinieri, la Polizia, la Finanza. La Digos è sempre qui… Io, come sindaco, non posso fare leggi ma solo regolamenti. I miei vigili vanno a controllare le vetrine, perché non siano esposti oggetti inneggianti al razzismo o che insultino la Shoah. Di più non possiamo fare».

L’idea di Frassineti ora è di creare un museo nella Casa del Fascio, divenuta un gigantesca piccionaia, per poter raccontare la storia italiana:

“«L’idea del museo mi è venuta nel 2011 a Braunau am Inn, in Austria. Lì è nato Hitler. Il sindaco mi chiamò e mi disse che voleva organizzare un incontro con le città che hanno “una memoria non voluta”. Assieme a noi, era chiamato il sindaco di Gori, vicino a Tiblisi in Georgia, dove nacque Stalin. Non volevo andarci, già ero stato accusato di voler “riabilitare” Mussolini. Ma poi seppi che il convegno era progettato da una persona insospettabile: il produttore di film americano Branko Lustig, che entrò ad Auschwitz a 12 anni e fu l’unico sopravvissuto della sua famiglia. È l’uomo che ha finanziato anche Schindler’s list. Io dissi che se non si affronta l’analisi storica di un fenomeno come il fascismo, questo rischia di riemergere. Fui applaudito anche da Lustig»”.

E se il sindaco vuole ricordare il fascimo in modo storico, non mancano i nostalgici:

“Manganelli e tomba del Duce restano invece le mete dei nostalgici. Anche in questi giorni sono numerosi, perché il 28 aprile c’è stato il 69esimo anniversario della morte. Nella cripta — proprietà della famiglia Mussolini — sembra di essere al bar. C’è chi si fa il “selfie” accanto al busto sulla tomba, chi si fa fotografare («Aspetta un attimo, mi tolgo il giaccone così si vede la camicia nera») e poi dice: «Mandala subito ai camerati di Bergamo ». «Peccato, non si può andare a vedere la Madonna del Fascio». C’è anche questa, una povera Maria Vergine con angeli e fascio littorio, ma è nell’asilo comunale Santa Rosa, ancora pieno di bambini e gestito dalle suore Orsoline di Gandino. Forse potrà traslocare al museo, per raccontare i tempi in cui i preti reclutavano Madonne fasciste e Lui era l’uomo della Provvidenza”.