Due bambini di una scuola elementare trentina esclusi da una foto durante la visita alla redazione di un giornale. I loro genitori non avevano firmato la liberatoria per far usare all’istituto materiale fotografico in cui comparivano i figli. Questo è l’effetto delle regole sul trattamento dei dati personali applicate in maniera rigida da scuole e asili. Per le nuove generazioni di scolari, i bambini cresciuti nell’era della privacy, le foto sono diventate un problema.
La classe in questione, una quinta elementare, in visita guidata alla redazione del quotidiano locale “Trentino”, si mette in posa di fronte al fotografo del giornale. Le maestre, però, prendono da parte due alunni e gli dicono che non possono essere ripresi, perché le loro famiglie non hanno dato il consenso alla foto di classe, così la tutela si trasforma in una piccola discriminazione.
Sempre a Trento, due anni fa, fece scalpore il divieto di fotografare in una piscina. E a scuola, dall’asilo alla maggiore età, scattare foto è diventato sempre più un problema con cui dirigenti e insegnanti si destreggiano tra autorizzazioni preventive e liberatorie. Gli istituti si tutelano per non incorrere, a posteriori, nei reclami dei genitori.
La Provincia fornisce alle scuole le disposizioni generali a cui attenersi in materia di privacy, con un modello di informativa per i genitori, per quanto riguarda anche foto e video effettuati durante le attività didattiche. In genere, le autorizzazioni vengono richieste a inizio anno, al momento dell’iscrizione. E ci sono genitori che dicono no
A ogni maestra delle elementari negli ultimi anni è capitata un’esperienza simile: feste in classe, gite scolastiche, bisogna sempre ricordarsi di quel foglio che il genitore non ha firmato a inizio anno.
*Scuola di Giornalismo Luiss