Processo Eternit, indennizzi per 100mln € ma non paga: udienza d’Appello il 14/2

Pubblicato il 14 Febbraio 2013 - 10:54| Aggiornato il 27 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Il processo di Appello contro Eternit si è aperto a Torino la mattina del 14 febbraio e sono centinaia le persone arrivate da tutta Italia. Gli imputati sono il miliardario elvetico Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier, condannati a 16 anni per disastro doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.

La giuria deve anche decidere sui risarcimenti, decisi in primo grado, per circa 100 milioni alle 6.400 parti civili. Una manifestazione davanti al Palazzo di giustizia è stata indetta da sindacati e Afeva.  Per regolare l’accesso nel palazzo di giustizia sono stati allestiti dei percorsi alternativi. L’udienza si celebra in una delle maxi aule al piano interrato e può essere seguita in videoconferenza dalla maxi aula attigua e dall’aula magna.

INDENNIZZI NON PAGATI – Eternit non paga i risarcimenti alle parti civili e la Guardia di Finanza ha avviato accertamenti sul patrimonio dell’azienda. La verifica servirà a determinare l’ammontare dei beni di Eternit che saranno resi disponibili per pagare gli indennizzi. La sentenza di primo grado aveva condannato gli imputati anche a risarcire i danni, ma le parti lese continuano ad essere costituite perché lamentano di non essere state ancora pagate. Era stata la Regione Piemonte ha invitare il comando delle Fiamme Gialle a prendere questa iniziativa.

CENTINAIA AL PROCESSO – Intanto centinaia di persone da varie località italiane, dalla Francia e dal Belgio si sono presentate a Palazzo di Giustizia, a Torino, per l’apertura del processo d’appello ai vertici della Eternit. Da Casale Monferrato, la città piemontese dove la multinazionale dell’amianto aveva la filiale più importante, ne sono giunti 500 su sette pullman. Altri provengono da Reggio Emilia: a Rubiera c’era un altro stabilimento.

Francesi e belgi sono attivisti dei comitati in difesa dei parenti delle vittime dell’amianto lavorato nei loro paesi: ”Da noi in Francia – ha detto un portavoce in un comizio improvvisato davanti ai cancelli – il giudice che si occupava del problema è stato trasferito contro la sua volontà. E’ grave. Chiediamo al ministero di rimediare. Non vogliamo vendetta ma giustizia”.

Bruno Pesce, dell’Afeva (l’associazione di Casale Monferrato) ha affermato: ”Con la nostra presenza dimostriamo che la democrazia non è una scatola vuota ma è partecipazione”.

Giorgio Demezzi,  il sindaco di Casale, all’apertura del processo Eternit ha detto: “Siamo di nuovo qui. Speriamo di vedere confermata la sentenza di primo grado. E speriamo anche di vedere la provvisionale che ci era stata accordata dai giudici del tribunale. Gli imputati non hanno pagato e il percorso per recuperare la somma è lungo e complesso”.

Demezzi siede nella tribunetta del pubblico indossando la fascia tricolore insieme agli altri sindaci del territorio. Il Comune si è costituito parte civile e ha ottenuto una provvisionale di 25 milioni. Il sindaco di Casale, nelle settimane che avevano preceduto la sentenza di primo grado, si era detto disponibile ad accettare l’offerta di transazione avanzata da uno degli imputati, ma aveva cambiato orientamento, nonostante il parere favorevole dei consiglieri di maggioranza, dopo le proteste di gran parte dei residenti.

Demezzi ha infine ricordato: ”Quella scelta era una scelta dettata dalla logica, dalla testa. Con il cuore il discorso è completamente diverso. A Casale si continua a morire”.