“Profughi finti non ne vogliamo nei nostri giardini”, Tolmezzo come Goro?

Pubblicato il 29 Ottobre 2016 - 13:09 OLTRE 6 MESI FA
"Profughi finti non ne vogliamo nei nostri giardini", Tolmezzo come Goro?

“Profughi finti non ne vogliamo nei nostri giardini”, Tolmezzo come Goro? Nella foto la caserma Cantore, abbandonata dagli alpini. Gli abitanti temono che il Governo la voglia riempire di profughi

Tolmezzo (Udine) in subbuglio: chiude la Caserma Cantore, che ospitava il Terzo reggimento artiglieria da montagna e serpeggia la paura: ci metteranno i profughi. Il sindaco smentisce ma la gente ha paura. Si rischia un nuovo caso Goro in questa città di 10 mila abitanti in provincia di Udine?

C’è chi reagisce, prevedendo una evoluzione populista:

“Non può essere un problema che diventa politico e razzista”, dice Eddo Chiautta, titolare della pizzeria Vesuvio, molto frequentata dai militari.

I militari non vanno distante, si trasferiscono a 55 km di distanza, a Remanzacco, 6 mila abitanti, sempre in provincia di Udine, ma per quelli di Tolmezzo non cambia molto. Hanno già firmato in 2 mila, uno su 5, neonati inclusi, una petizione contro la possibilità che  la caserma venga destinata a giorni a ospitare migranti.

Cresce la preoccupazione tra i tolmezzini sulla sicurezza:

“Nessuna preclusione nei confronti di famiglie di veri rifugiati provenienti da territori martoriati dalla guerra e che hanno voglia, nel riconoscimento delle nostre tradizioni e cultura, di integrarsi nella nostra società”, ma tanti dubbi quando si vedono comitive di “giovani uomini clandestini provenienti da aree geografiche in cui non ci sono conflitti stazionare senza nulla fare lungo le ciclabili o nei parchi cittadini. Quello che il Governo italiano sta facendo con i clandestini nulla ha a che vedere con l’accoglienza”, sono solo tanti miliardi di euro “spesi e persi per questa finta accoglienza”.

Il sindaco, Francesco Brollo, è categorico: “non ci sarà” alcun arrivo:

“Sono arcistufo di dovere smentire notizie che sono totalmente infondate. L’opposizione raccoglie firme sul nulla. Come amministrazione ci facciamo carico delle preoccupazioni dei cittadini, ma con un progetto che guardi al futuro. Lo presenteremo nelle prossime settimane”.

Nelle parole riportate dal Messaggero Veneeto, il sindaco di Tolmezzo Brollo dice:

“La Caserma fin dall’anno scorso, quando abbiamo presentato la candidatura a città alpina 2017, è uno dei cardini su cui programmare le nostre attività. Ma mettiamo che non arrivi alcun profugo, cosa cambia rispetto a ora per Tolmezzo? Dico questo perché non si cerchino alibi nei profughi: è ora di darsi da fare e progettare un futuro”.

Nota il giornale del Friuli:

“Tra esercenti e commercianti c’è dispiacere per la partenza del Terzo, ma anche il desiderio di trovare una via di riscatto per questa città, che deve forse cominciare a farsi una ragione del fatto che il suo futuro non potrà essere più così legato alla presenza di strutture pubbliche”.

Da rimarcare le parole di Eddo Chiautta, il titolare della pizzeria Vesuvio, che gestì per un periodo anche il bar interno alla caserma Cantore:

“I militari devono andare via perché la Caserma necessitava di una ristrutturazione con costi troppo alti per essere adeguata alle esigenze attuali dell’esercito”.

Il numero dei militari era già diminuito nel tempo, il trasferimento era nell’ordine delle cose. Inutile piangersi addosso. Lo sbaglio, nota Chiautta, a Tolmezzo come in tutta Italia,

“è stato aver poggiato l’economia sulla presenza di realtà pubbliche”.

Ora questa regione di montagna, la Carnia deve trovare la sua ripresa economica senza più contare sullo Stato mamma. Senza scivolare nel razzismo.