ROMA – Voleva i soldi dell’assicurazione, ma non voleva uccidere. Giovanni Vincenti, proprietario della cascina di Quargnento in cui sono rimasti uccisi tre vigili del fuoco la notte tra 4 e 5 novembre, ammette che c’è stato un problema con il timer. Lui, però, ha avuto mezz’ora per dare l’allarme ed evitare una morte per futili motivi ad Antonino Candido, Matteo Gastaldo e Marco Triches, ma non l’ha fatto.
Vincenti ora è stato arrestato e l’accusa è di omicidio volontario plurimo, disastro doloso e lesioni. Anche la moglie è indagata per gli stessi reati, ma a piede libero.
Il proprietario della cascina aveva problemi di soldi, per questo motivo voleva distruggere la cascina che non riusciva a vendere per truffare l’assicurazione. “Avevo bisogno di denaro, ma non volevo uccidere”, ha continuato a ripetere ai carabinieri prima e al giudice poi, mentre si trovava nel carcere di Alessandria.
Tanti i particolari che hanno confermato le sue responsabilità e quelle della moglie. “Elementi oggettivi” del quadro indiziario, dicono gli inquirenti, a partire dalle telecamere di sicurezza della zona, che immortalano i due indiziati nelle vicinanze del caseggiato, alle istruzioni del timer usato come innesco delle bombole del gas. Un foglietto che gli investigatori hanno trovato “in bella vista” sul comò della camera da letto durante la perquisizione della sua casa, e che è stato sequestrato.
Vincenti, piccolo imprenditore dalle molteplici attività, è crollato dopo quattro giorni di bugie. “Sono distrutto dal dolore per questi tre ragazzi che sono morti sotto le macerie di casa mia, dove abbiamo vissuto in armonia e amore per tanti anni – aveva detto ai cronisti – Il perché non lo so, o meglio, penso per pura e semplice invidia”, aveva sostenuto, adombrando persino alcuni sospetti.
Passano invece i giorni e tutto diventa più chiaro. E’ l’imprenditore ad aver comprato le sette bombole di gas, i due timer e averli azionati con l’intenzione di incassare dall’assicurazione della casa un milione e mezzo di euro. Assicurazione che appena lo scorso agosto aveva esteso “ai fatti dolosi altrui”. Qualcosa però è andato storto nel piano criminale dell’uomo.
Gli inquirenti che indagano sul caso spiegano: “Il timer era stato settato all’1.30, ma accidentalmente c’era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco”. A quel punto Vincenti avrebbe avuto “mezzora di tempo per evitare la tragedia”, ma non ha dato l’allarme, lasciando che le bombole inesplose nel primo incendio continuassero a buttar fuori il gas.
Il botto mortale all’1.32, quando è scattato il secondo timer, uno di quelli che si utilizzano di solito per accendere l’albero di Natale. Vincenti lo aveva acquistato in un area di servizio di Alessandria, mentre le bombole erano state comprate singolarmente in diversi momenti e da differenti venditori. Per rendere più credibile la messinscena, l’imprenditore aveva anche simulato un tentativo di effrazione, segando le inferriate di due finestre con un flessibile che si era fatto prestare.
Quello che ora fa più rabbia, anche tra i familiari e i colleghi dei tre vigili del fuoco morti, è che se Vincenti “avesse avvertito i soccorritori non saremmo qui oggi”, ribadisce il procuratore. L’arrestato ha commentato: “Non ho parlato perché sconvolto per un gesto andato al di là delle intenzioni. Volevo solo provocare danno alle cose”.
I vigili del fuoco di Alessandria, che ai funerali dell’8 novembre chiedevano agli inquirenti di scoprire chi avesse fatto tutto questo, hanno commentato: “Giustizia comincia ad essere fatta, ma purtroppo i nostri ragazzi non ci sono più”. Ora il responsabile è stato arrestato, la moglie è stata “interrogata, rilasciata e indagata a piede libero per gli stessi reati”, mentre sulla posizione del figlio Stefano Vincenti vige per ora il “no comment” da parte degli inquirenti, che proseguono con le indagini. (Fonte ANSA)