Ragazza violentata, consigliere comunale: “Se l’è cercata, si è fermata a fare foto…”

di Alessandro Avico
Pubblicato il 4 Gennaio 2020 - 15:40| Aggiornato il 5 Gennaio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Ragazza violentata, consigliere comunale: "Se l'è cercata, si è fermata a fare foto..."

Ragazza violentata, consigliere comunale: “Se l’è cercata, si è fermata a fare foto…”

ROMA – “La ragazza violentata a Capodanno se l’è cercata”. Il commento, ora rimosso, è stato scritto da Giovanni Candusso, consigliere comunale di San Daniele del Friuli ed ex esponente leghista. “Se fosse al corrente delle ultime indagini saprebbe che la violentata è salita lungo la stradina sterrata, verso il castello, e si è incautamente fermata a fare foto della piazza – scrive Candusso in risposta a un follower – e così è stata comodamente aggredita e violentata, visto il rumore che copriva l’aggressione. In poche parole, se l’è cercata… Lungi da me giustificare l’aggressione da punire”.

Parole da cui si è dissociato il sindaco della cittadina Pietro Valent: “Non vi può essere – scrive su Fb – nessuna giustificazione, nessuna attenuante per chi alza anche solo un dito contro una donna, ed in generale contro qualsiasi altra persona. A nome della Città di San Daniele porgo le scuse alla vittima per quanto affermato dal consigliere Candusso ribadendo che le parole dello stesso vengono da noi stigmatizzate e reputate gravi. Invito Candusso che in consiglio siede come autonomo, a riflettere su ciò che ha scritto, sui sentimenti che ha provocato, compresa l’indignazione espressa da molti concittadini e a prendere le decisioni del caso”.

Chiede esplicitamente le dimissioni di Candusso la capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Ilaria Dal Zovo, secondo la quale, “la vera sfida, se si vuole sconfiggere la violenza contro le donne, è il cambiamento culturale, a partire dal superamento degli stereotipi: sentire che se l’è cercata non è accettabile”. “Rabbia e sgomento” per il post li esprime anche la presidente della Commissione regionale Pari Opportunità, Dusy Marcolin: “È inaccettabile – dice – solo l’idea di fare ricadere sulla vittima qualsiasi responsabilità su un fatto di violenza perpetrata a suo danno da un aggressore che, auspico, possa essere quanto prima identificato”. (Fonte Ansa).