Rai-Agcom: chiesta censura per il pm di Trani che indagò Berlusconi

Pubblicato il 13 Aprile 2012 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Condannare alla censura il pm di Trani Michele Ruggiero, che avvio’ l’inchiesta (poi trasmessa a Roma) sulle presunte pressioni dell’allora premier, Silvio Berlusconi, al commissario Agcom Giancarlo Innocenzi, per la chiusura di Annozero. E’ la richiesta che ha avanzato il sostituto pg della Cassazione Aurelio Galasso nel processo davanti alla sezione disciplinare del Csm in cui il magistrato e’ accusato di non aver informato ne’ prima ne’ subito dopo il procuratore Carlo Maria Capristo dell’iscrizione di Berlusconi, Innocenzi e del direttore del Tg1 Augusto Minzolini nel registro degli indagati.

Ma il ”tribunale delle toghe”, dopo due ore di camera di consiglio, ha ritenuto di riaprire l’istruttoria e ha disposto l’audizione per il 28 maggio prossimo di altri due magistrati della procura di Trani.

Ruggiero iscrisse Berlusconi nel registro degli indagati l’8 marzo del 2010 e quattro giorni dopo la notizia venne pubblicata dal ”Fatto quotidiano” assieme al contenuto di alcune intercettazioni in cui il presidente del Consiglio dell’epoca conversando con Innocenzi e il direttore del Tg1 Minzolini manifestava la sua intolleranza per la trasmissione di Santoro.

Nemmeno 24 ore dopo l’allora ministro della Giustizia Angelino Alfano dispose un’ispezione a Trani:  ”c’e’ un problema gravissimo di competenza territoriale, un secondo di abuso delle intercettazioni e un terzo che riguarda la rivelazione del segreto d’ufficio”, disse per spiegare la sua iniziativa. Ma i suoi 007 alla fine riscontrarono che non c’erano state ne’intercettazioni a strascico, ne’ violazioni della competenza territoriale (gli atti su Berlusconi furono infatti trasmessi a Roma) o illeciti nella trattazione di dati sensibili.

Rimase in piedi una sola accusa minore: quella di cui ora e’ chiamato a rispondere Ruggiero di non aver informato per tempo il suo capo, violando cosi’ il regolamento interno della procura e comportandosi comunque in modo scorretto visto ”l’estremo rilievo pubblico  e politico delle persone coinvolte”.

Ruggiero si e’ difeso obiettando che sin da quando le telefonate di Berlusconi erano finite nell’indagine aveva informato il procuratore, che aveva convenuto sulla loro rilevanza penale; e che iscrisse l’allora premier tra gli indagati appena la polizia giudiziaria gli consegno’ il rapporto sulle intercettazioni, come prescritto dalla legge che prevede che il pm provveda ”immediatamente”. Peraltro le norme dell’ ufficio, secondo il magistrato, non prevedevano la comunicazione preventiva o immediatamente successiva al procuratore, ma che questa andasse fatta in tempi ragionevoli. Lui tento’ di farlo tre giorni dopo, ma non trovo’ il procuratore, e non poteva comunque prevedere la fuga di notizie.