Rapporti in cambio di voto alto alla tesi: chiusa indagine, verrà processato

Pubblicato il 4 Marzo 2017 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Il Campus Universitario Luigi Einaudi di Torino (Ansa)

Il Campus Universitario Luigi Einaudi di Torino (Ansa)

TORINO – La procura di Torino ha chiuso le indagini su Luca Sgarbi, 48 anni, il docente universitario torinese accusato da una giovane allieva di avere chiesto favori di carattere sessuale in cambio di un voto alto. Sgarbi, professore associato alla facoltà di giurisprudenza, a novembre era stato messo agli arresti domiciari. L’inchiesta, svolta dai carabinieri in forza alla procura, è coordinata dal pm Gianfranco Colace. La vicenda la ricostruisce Il Resto del Carlino

“I fatti contestati dalla procura torinese a Sgarbi risalgono a prima dell’estate scorsa, quando la ragazza si era presentata dal prof perché la seguisse come relatore nella tesi. Per il pm torinese Gianfranco Colace, che ha chiesto e ottenuto per il professore gli arresti domiciliari a Bologna, Sgarbi avrebbe proposto alla ragazza di fare sesso o inviargli foto intime, promettendole in cambio il massimo dei voti. Non solo. Perché al rifiuto della ragazza di sottostare alle richieste spinte, sarebbero anche seguite le minacce di divulgare particolari della vita privata della ventiduenne che il prof sosteneva di aver appreso in chat – su Badoo – dove, sempre secondo Sgarbi, la studentessa sarebbe stata iscritta e dove avrebbe pubblicato alcune sue foto audaci.

Lei, però, non si è lasciata intimidire: a luglio ha denunciato tutto prima ai carabinieri e poi anche al garante degli studenti. L’università ha preso provvedimenti, sospendendo il docente; la Procura ha indagato, arrivando a scoprire che la ventiduenne era solo una delle destinatarie delle attenzioni del prof. Sms, mail, foto e intercettazioni raccontano di un orizzonte di indagine più vasto.

Sempre secondo quanto riporta La Stampa, infatti, nei giorni scorsi la procura torinese ha sentito un’altra dozzina di ragazze: i pm sono a caccia di altri casi simili, magari non ancora denunciati”.