RAVENNA – Forse era preoccupato per un problema di salute per il quale prendeva anche degli antidepressivi: non c’è ancora una spiegazione dietro l’omicidio suicidio di Ravenna. Le vittime, una coppia, sono Paola Fabbri e Marco Rossi. E’ stato lui ad aprire il fuoco, lunedì mattina, con una pistola regolarmente detenuta: ha ucciso lei, ha colpito persino il cagnolino e poi si è ucciso.
Paola era la parrucchiera di Savio di Cervia e lavorava in un salone a poche decine di metri da casa. Lui da qualche tempo la aiutava in negozio. I due, che stavano assieme da una ventina d’anni e che non avevano figli, sono descritti dai vicini come una coppia senza particolari problemi e senza litigi evidenti. Sui loro profili Facebook avevano pubblicato le loro foto abbracciati e sorridenti, talvolta assieme al piccolo cane meticcio ora in condizioni disperate.
I corpi della donna uccisa e del suo compagno omicida-suicida sono stati trovati in camera da letto, ancora in pigiama. Secondo i rilievi finora eseguiti l’uomo ha prima sparato alla testa della donna; quindi ha usato parte degli altri colpi (è salito a sette il numero di quelli censiti dagli inquirenti) per centrare il cagnolino, evidentemente terrorizzato dalla situazione e alla fine raggiunto al collo. Quindi si è rivolto l’arma contro la propria testa e ha fatto fuoco. I due, nonostante fosse tarda mattinata, si trovavano in pigiama perché lunedì per il salone da parrucchiera dove lavorava la donna era giorno di chiusura. La madre della donna, che abita nell’abitazione a fianco, non si è accorta degli spari (la morte potrebbe risalire a mezzogiorno).
Ma dato che preparava il pranzo per entrambi, non vedendoli arrivare ad un certo punto è andata lei stessa a controllare. I carabinieri stanno vagliando un possibile movente che abbia spinto l’uomo a fare fuoco, soprattutto in ragione del fatto che non sono emerse particolari conflittualità di coppia. Potrebbe tuttavia essere rilevante il fatto che l’uomo soffrisse di una grave malattia intestinale in ragione della quale assumeva farmaci antidepressivi. Giusto un paio di settimane fa gli era stato prospettato un intervento che gli avrebbe segnato la qualità di vita. La pistola l’aveva ottenuta quando diversi anni fa aveva fatto la guardia giurata. Una volta cambiato lavoro, ne aveva conservato la possibilità di detenzione.