“Redditometro bocciato, lede la riservatezza”: giudice di Napoli crea precedente

Pubblicato il 22 Febbraio 2013 - 10:25| Aggiornato il 25 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – “E’ una minaccia per la riservatezza del contribuente”. Il tribunale di Napoli ha bocciato il redditometroLa sentenza arriva dalla sezione di Pozzuoli dove un pensionato, assistito dall’avvocato Roberto Buonanno, ha fatto ricorso contro lo strumento dell’Agenzia delle Entrate. L’avvocato Buonanno ha poi evidenziato come “l’azione della pubblica amministrazione debba essere proporzionata ai fini dell’interesse pubblico che essa persegue”.

IL RICORSO – Il pensionato ha lamentato che attraverso il monitoraggio delle spese si possono conoscere anche gli aspetti più privati della vita del singolo cittadino, come ad esempio le spese per cure mediche. E il redditometro finirebbe per passare al setaccio anche le spese per soggetti diversi dal contribuente. Il giudice Antonio Lepre, riporta l’Ansa, ha ritenuto fondate le motivazioni dell’uomo ed ha accolto il ricorso. La bocciatura del redditometro costituisce un precedente giurisprudenziale destinata a far discutere. Il giudice, ha dichiarato Buonanno, ha anche ordinato la cancellazione dei dati acquisiti.

Il redditometro, scrive il giudice Lepre nel dispositivo ”non fa alcuna differenziazione tra ‘cluster’  di ‘contribuenti”  bensì ”del tutto autonomamente opera una differenziazione di tipologie familiari suddivise per cinque aree geografiche”. Il cittadino verrebbe privato ”del diritto ad avere una vita privata” e di essere ”quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover essere dover essere sottoposto all’invadenza del potere esecutivo e senza dover  dare spiegazioni  dell’utilizzo della propria autonomia e senza dover subire intrusioni anche su aspetti delicatissimi della vita privata”.

Per il giudice il redditometro finisce anche per accomunare ”situazione territoriali differenti in quanto altro è la grande metropoli altro è il piccolo centro e altro ancora è vivere in questo o quel quartiere”. Lepre osserva che all’interno ”della medesima Regione e, anzi, della medesima Provincia vi sono fortissime oscillazioni del costo concreto della vita, così come altrettanto forti oscillazioni vi possono essere all’interno di un’area metropolitana”. Così i ”contribuenti delle zone più disagiate perderanno anche, per così dire, il vantaggio di poter usufruire di un costo della vita inferiore in quanto gli sarà  imputato in ogni caso il valore medio Istat delle spese”. Soddisfatto l’avvocato Buonanno, difensore del pensionato: ”La visibilità totale delle attività e dei comportamenti di tutti i cittadini – osserva il legale – non è il simbolo di una società aperta e liberale”.

“FAREMO APPELLO” – L’Agenzia delle Entrate presenterà appello contro la decisione del giudice della sezione staccata di Pozzuoli del tribunale di Napoli che ha ”bocciato” il redditometro perché a suo parere lede la riservatezza. ”Faremo appello – spiegano fonti delle Entrate – anche perché molte delle spese che lederebbero la riservatezza sono quelle che lo stesso contribuente mette in dichiarazione per ottenere detrazioni”.

La sentenza del giudice riguarda il decreto ministeriale ma, al momento, si è ancora in attesa della circolare attuativa e quindi il Redditometro di fatto non e’ ancora utilizzato. La decisione, va inoltre rilevato, non ha effetti generalizzati: il singolo giudice, infatti, puo’ decidere sul singolo caso e non puo’ – d’altra parte sarebbe paradossale – esprimere una lettura che possa avere efficacia generalizzata. Diverso e’ il caso, invece, di una sentenza della Corte di Cassazione che in passato, invece, ha molte volte esaminato, respingendoli, ricorsi contro questo strumento di accertamento fiscale.

La decisione del magistrato della sezione distaccata di Pozzuoli di chiedere la distruzione dei dati del contribuente – come messo in risalto dall’Agenzia delle Entrate – avrebbe inoltre qualche effetto collaterale. Se si distruggessero le banche dati del fisco, oltre ad inficiare la lotta all’evasione, si rischierebbe di non poter più dare sconti ai contribuenti, proprio perché le spese sono le stesse indicate nella dichiarazione dei redditi per ottenere detrazioni o deduzioni. Diverso e’ invece il caso delle ”spese” calcolate in base agli indicatori Istat: in questo caso l’Agenzia delle Entrate ha già più volte spiegato che saranno utilizzate solo nel contraddittorio e non rilevano per gli scostamenti, tanto che non vanno conservati gli scontrini.