Reggio Calabria. Il procuratore aggiunto Gratteri a Papa Benedetto XVI: “Troppo zitto sulla mafia”

Pubblicato il 30 Agosto 2010 - 14:05 OLTRE 6 MESI FA

”Papa Ratzinger sta troppo zitto sulla mafia. Su questo problema la Chiesa dovrebbe farsi sentire di più”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, a Klaus Davi nel corso del programma televisivo KlausCondicio. ”E questo – ha aggiunto Gratteri – rispetto ad una Chiesa calabrese che sta facendo muro contro la mafia. Un esempio è stato dato dal vescovo di Locri, che ha fatto una lettera durissima contro i boss”.

Gratteri, nel corso dell’intervista, ha rivelato che ”ai vertici delle cosche ci sono anche boss che sono omosessuali. Ma lo sono in modo nascosto perché altrimenti verrebbero uccisi ‘posati’ o messi in sonno, come dicono i massoni. La ‘ndrangheta non ammette l’omosessualità, neppure di un boss. Si uccide per molto meno. Si uccide un picciotto perché non si è vendicato per una moglie che gli ha fatto le corna, figuriamoci se un boss fa sesso con uomini o travestiti. Comunque alcuni boss dei più alti vertici delle ‘ndrinde, praticano regolarmente rapporti omosessuali”.

Secondo Gratteri, inoltre, ”contro i clandestini vengono impiegati esercito, flotta e ronde. Contro i mafiosi, invece, viene smantellato uno dei pochi strumenti investigativi ancora in mano ai magistrati come le intercettazioni. Dare vita alla caccia al clandestino fa più immagine della vera caccia al mafioso. Ovviamente, contro la ‘ndrangheta non serve l’esercito. Necessitano, piuttosto, risorse finanziarie e investimenti sulla polizia, per esempio, pagando gli straordinari, la benzina, le strutture tecnologiche che servono per fare le indagini”.

E a Klaus Davi che gli chiede se giudica propagandistico enfatizzare le lotte contro i clandestini, Gratteri risponde di ”sì. Credo che dovremmo applicare il codice della generosità e della solidarietà verso i clandestini. Aiutando a costruire opere pubbliche in quei Paesi e non limitandosi a finanziamenti, che poi finiscono nelle tasche dei corrotti”.