Renato Soru sotto inchiesta per evasione, ora rischia 10 milioni?

Pubblicato il 21 Settembre 2011 - 20:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non finiscono i guai per Renato Soru, ex governatore della Sardegna per il Pd, nonché editore dell’Unità. Sotto inchiesta per evasione fiscale, ora, scrive il Giornale, rischia anche di perdere un bel po’ di milioni di euro. La Guardia di Finanza, per tutelare il debitore danneggiato dalla presunta evasione fiscale, ossia l’Agenzia delle Entrate, avrebbe chiesto il sequestro di beni personali intestati a Soru per un ammontare di dieci milioni di euro. Lui, dal canto suo, smentisce categoricamente.

Scrive il Giornale: “Non è affatto detto, comunque, che Soru debba davvero pagare i dieci milioni. Il pm può decidere che la misura cautelare, piuttosto pesante – sarebbe pari all’importo che il patron di Tiscali avrebbe evaso tra il 2005 e il 2010, attraverso una società inglese a lui riconducibile, la Andalas Ltd – sia eccessiva e che dunque non sia necessario darle corso”.

Oppure ci si può accordare. Il Giornale scrive che Renato Soru abbia già intavolato una trattativa con l’Agenzia delle Entrate per sborsare solo un milione. Intanto Soru ”smentisce categoricamente” le notizie sul sequestro dei beni. La notizia, fa sapere l’amministratore delegato di Tiscali, ”è radicalmente destituita di ogni fondamento”. Attraverso il suo ufficio stampa, Soru coglie inoltre l’occasione per ribadire che ”ha costantemente fornito agli inquirenti ogni collaborativo apporto al fine di documentare la assoluta trasparenza e correttezza del proprio operato sotto il profilo tributario. L’atteggiamento di piena collaborazione – fa sapere ancora – è stato peraltro ribadito in occasione del recente incontro con la direzione dell’Agenzia delle Entrate nell’ambito del quale i legati del dottor Soru hanno confermato la precisa volontà del loro assistito di pervenire comunque ad una soddisfacente intesa che contemperi le differenti interpretazioni tributarie, comunque relative a valori del tutto inferiori rispetto a quelli fino ad ora diffusi”.