Repubblica: “Francesco Belsito accusa Zaia e Tosi sulle tangenti della Lega”

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Dicembre 2013 - 10:21 OLTRE 6 MESI FA

 

Repubblica: "Francesco Belsito accusa Zaia e Tosi sulle tangenti della lega"

Francesco Belsito

MILANO – “Versamenti in nero e tangenti” in Veneto per la Lega, “Luca Zaia e Flavio Tosi sapevano”: è quanto scrivono su Republica Emilio Randacio e Sandro De Riccardis riferendo le parole dell’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, indagato per i fondi pubblici che sarebbero stati passati alla famiglia Bossi e all’ex vice-presidente del Senato, Rosy Mauro. 

Umberto, Renzo e Riccardo Bossi, Rosy Mauro e Belsito sono accusati, ricorda Repubblica, di aver

concorso a sperperare una quarantina di milioni di rimborsi elettorali, cioè soldi pubblici stanziati per la Lega Nord. Delle lauree false dei discendenti del Senatur, o delle loro spese quotidiane, già si sapeva da quando lo scandalo è scoppiato, oltre un anno fa. Quello che emerge, ora, sono le gestioni allegre e sospette a cui avrebbe preso parte il quartier generale leghista.

Randacio e De Riccardis ripercorrono le fasi della vicenda secondo quanto avrebbe riferito Belsito, tesoriere della Lega dal 2009 al 2012, al posto di Maurizio Balocchi.

Scrivono i due cronisti di Repubblica:

Da allora «tutti i mesi percepivo duemila euro come tesoriere ». Denaro che non risultava da nessuna parte, perché come si affretta a precisare Belsito, «tutti i rimborsi in Lega sono in nero». Da dove arrivassero quei soldi (…) l’ex tesoriere lo ignora, ma ricorda i contributi non contabilizzati da parte di aziende. «So di rapporti tra esponenti della Lega e imprenditori perché ne avevo personalmente notati nel corso di mie presenze a Roma, nei locali frequentati da politici». Parla, nello specifico, di incontri tra l’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti con il banchiere Massimo Ponzellini o con il fondatore di ICS Grandi Lavori, Claudio Salini. Nulla di penalmente rilevante, ma che svelano un quadro. Belsito, poi, parla espressamente di fondi neri. «Il nero che gli imprenditori versavano — mette a verbale — veniva utilizzato a volte per la campagna elettorale dagli esponenti politici e veniva gestito senza passare dalle casse del partito». Ed entra nello specifico. «Ricordo che Bonomi, in quota Lega alla Sea, diede in contanti 20 mila euro a Salvini (eletto segretario del partito domenica scorsa-ndr). Salvini, per sanare i suoi obblighi verso la Lega, intendeva girare al partito questa somma, cosa che non mi risulta sia avvenuta».

Belsito avrebbe parlato anche di Roberto Calderoli. 

L’ex tesoriere sostiene di aver «pagato in contanti una signora di Bergamo che mi è stato detto essere la sua bambinaia». E ancora. «Pagavo inoltre in contante 2.500 euro a una persona che non so cosa facesse, ma che si diceva fosse un vecchio leghista picchiatore».

L’ex tesoriere avrebbe parlato poi dell’ex capogruppo Marco Reguzzoni

a cui «ho pagato personalmente in nero 15 mila euro per donazione che avrebbe dovuto dare alla Lega, ma che invece aveva trattenuto in parte per sé».

e dell’attuale governatore del Piemonte Roberto Cota:

«Aveva in dotazione un’auto della Lega, con il suo autista pagato da noi».

Nell’interrogatorio del 13 maggio, Belsito avrebbe ricostruito il presunto pagamento di un milione di euro alla Lega Nord del Veneto da parte della multinazionale francese Siram specializzata in appalti ospedalieri e per i quali due ex manager sono indagati.

«La Lega Nord del Veneto aveva chiesto un milione al finanziere Stefano Bonet», mette a verbale l’ex tesoriere leghista, ricordando come il soggetto fosse il tramite con la società francese. «Siamo nel 2010, dissi a Bossi e Calderoli che tale Cavaliere (ex presidente leghista del consiglio regionale del Veneto-ndr), aveva chiesto questi denari alla Siram. So che tale somma è stata pagata tramite bonifico a favore di una società, credo riconducibile a Cavaliere ». Secondo Belsito «verosimilmente questa richiesta di denaro serviva a non avere problemi da parte di Siram per gli affari in Veneto o comunque per avere i favori della politica locale. Anche Zaia (governatore del Veneto, ndr) fu informato di tale pagamento».

Belsito va oltre, e sottolinea come si è arrivati alla cifra di un milione: «Cavaliere trattava su incarico del sindaco di Verona Flavio Tosi». L’indagato sostiene come per Siram il gioco valesse la candela: «Da quello che ricordo — conclude l’ex tesoriere ai magistrati milanesi — la somma degli appalti di Bonet e Siram in Veneto era di circa 25 milioni in un triennio».

Dura la replica di Luca Zaia: 

“Belsito è uno che non è la prima volta che tenta queste sortite: la prima volta ha detto che era noto a lui che andavo a pranzo con imprenditori per incassare soldi, tangenti e robe del genere. Ed è stato un po’ sfortunato perché io ai pranzi non vado mai, quindi gli è andata male. Questa volta leggo che dice che ‘Zaia comunque sapeva che c’era qualcuno che andava in cerca a chiedere soldi’”.

Stessi toni da Matteo Salvini: 

“Belsito? Fango, fango fango, non ho parole, sono palle, del resto i magistrati hanno già archiviato”.