Repubblica: “L’amico di Sgarbi in odore di mafia, che lo vuole sindaco”

Pubblicato il 6 Aprile 2012 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA

SALEMI (TRAPANI) – Attilio Bolzoni su Repubblica racconta l’incontro tra Vittorio Sgarbi e Giuseppe Giusi Farinella, detto “Oro colato”. Non sono trascorse neanche tre settimane da quando il Comune di Salemi è stato “sciolto” per mafia quando una Porsche rossa s’infila nel posteggio del Sea Palace di Cefalù, l’albergo dove sabato 17 marzo il critico d’arte annuncia ufficialmente che avrebbe corso per la candidatura a sindaco nella città turistica sotto il santuario di Gibilmanna.

Come riporta Repubblica, a volere Sgarbi primo cittadino di Cefalù più di ogni altro è un famoso imprenditore della zona che ha un grande albergo e soprattutto appartiene a una “famiglia” di peso. È quella che da un quarto di secolo comanda ai confini della provincia palermitana con il territorio messinese, sono i Farinella di San Mauro Castelverde. L’uomo della Porsche rossa è cugino di Giuseppe, incarcerato con sentenza definitiva per le stragi di Capaci e di via Mariano D’Amelio, uno degli amici più fidati di Totò Riina.

Scrive Repubblica: Alle sue spalle si allungava già l’ombra di «Pino» Giammarinaro, prima democristiano legato a Salvo Lima, poi amico di Totò Cuffaro, poi ancora arrestato per mafia e assolto dall’accusa di mafia e alla fine scivolato in altre indagini di mafia. Da sorvegliato speciale dal 2001 al 2005 ha continuato a fare affari con sanità pubblica e privata, qualche mese fa i magistrati di Trapani gli hanno sequestrato beni per 35 milioni di euro. Il Comune di Salemi l’hanno sciolto per «Pino», che manovrava dietro le quinte e qualche volta anche di presenza. Uno stralcio della relazione del ministro dell’Interno al Presidente della Repubblica: «Questi (Giammarinaro, ndr), partecipando alle riunioni di giunta ed avvalendosi di fidati esponenti della compagine elettiva, sui quali esercita il proprio ascendente, è riuscito a condizionare l’attività dell’ente locale… ».

Un califfo. Il vero padrone del paese. Decideva tutto «Pino». Anche quando l’amministrazione doveva cedere un terreno confiscato al boss Salvatore Miceli. «Mai a Libera e a don Ciotti», diceva Sgarbi a un suo assessore tenendo conto dei desideri di Giammarinaro. Accadeva questo e altro a Salemi, paese costruito su colline bianche che già qualche secolo fa venivano descritte in versi rintracciati dallo scrittore Vincenzo Cunsolo: «Unni viditi muntagni di issu/ chissa è Salemi, passatici arrassu/ sunnu nimici di lu crucifissu / e amici di lu Satanassu». Dove vedete montagne di gesso stateci lontano, non sono amici del crocifisso ma amici di Satanasso.