Terremotati in strada a Roma e 10 città: “Errani, 330 giorni per il Pantheon, in 7 mesi cosa hai fatto? 30 assunti a Palazzo Chigi…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Aprile 2017 - 11:41 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Terremotati furiosi mettono in mora Governo, Parlamento e in particolare il commissario alla ricostruzione Vasco Errani, da mesi al centro di polemiche e sberleffi. Gridando “basta parole, vogliamo dei fatti”, i rappresentanti delle popolazioni dalle 4 regioni e 131 comuni colpiti dal terremoto, hanno messo il dito nella piaga della scarsa concretezza nella macchina della ricostruzione:

“Ci manca una casa, ci manca una prospettiva, non c’è informazione. Nulla è operativo, i decreti non sono attuativi, manca la volontà. In sette mesi hanno portato 25 container travestiti da casette, e hanno fatto pure la sfilata. Non ci sono gli aiuti alle imprese. La scorsa settimana Gentiloni ha parlato di cose che non esistono: il miliardo l’anno nel decreto non c’è. Non ci dite che non ci stanno i soldi, perché per le banche i miliardi sono stati trovati in una notte. Hanno assunto 30 persone alla presidenza del Consiglio. Queste persone non meritano più rispetto, noi non vi amiamo, vi vogliamo mandare a casa, ridateci i nostri soldi”.

In piazza anche dei figuranti in abiti dell’Antica Roma: “Noi – si legge nel loro cartello, abbiamo costruito il Pantheon in 330 giorni: voi in 7 mesi che avete fatto?”.

Arriva così la “ri-scossa dei terremotati”. In sella al trattore o armati di tavolo e sedie, i terremotati sono scesi in strada per manifestare e chiedere al governo di rispettare le promesse del dopo sisma. I manifestanti hanno così bloccato la strada statale Salaria all’altezza di Trisungo, una frazione di Arquata del Tronto, uno dei comuni più colpiti dal terremoto e raso quasi al suolo.

Una protesta che si svolge in contemporanea anche a Roma, dove sotto al parlamento le vittime del sisma chiedono aiuto alle istituzioni e chiedono l’apertura di un tavolo con il governo, la Protezione civile e i capigruppo dei partiti entro una settimana, altrimenti, assicurano, ci saranno nuove proteste in tutta Italia.

Intanto la protesta è iniziata la mattina del 1° aprile in contemporanea ad Arquata del Tronto, dove la Salaria è stata bloccata dai trattori e da tavoli e sedie portati dai manifestanti. Sono circa 200, ma la gente continua ad arrivare e oltre ai terremotati del luogo, si riuniscono al blocco anche quelli delle delegazioni di Castelluccio, Cascia, Samugheo.

“Rispettate il nostro dolore e le nostre promesse”, “Non molliamo”, “Arquata vive”, “Arquata non muore” le scritte su striscioni e cartelli. Una coltivatrice di Torrita di Amatrice, spiega che dal 24 agosto sono stati abbandonati:

“Il reale problema è che le nostre terre sono abbandonate dal 24 agosto. Si sta pensando a ricostruire scuole, cinema, ospedali. Ma il problema vero è lo spopolamento. Era importante far rimanere la nostra gente sul proprio territorio, perché sarebbe significato far ripartire il territorio.

“Non si sta più parlando di viabilità – aggiunge una manifestante -. Dobbiamo fare le strade altrimenti restiamo isolati. La gente non può raggiungere amatrice, ma come facciamo a far ripartire il territorio”.

(Foto Ansa)