Un giornale calabrese scrive “ricchionelli” per indicare i “tamarri”. Infuria la polemica

Pubblicato il 14 Agosto 2010 - 14:29 OLTRE 6 MESI FA

Polemiche in Calabria, dove un giornale distribuito gratuitamente nella Locride ha usato il termine “ricchionelli” per indicare i “tamarri”.

Decine tra giornalisti, assessori e consiglieri comunali e provinciali e politici di entrambi gli schieramenti di Reggio Calabria e della Locride hanno sottoscritto un documento con cui prendono le distanze da questa iniziativa: ”Il medioevo culturale non ci rappresenta. E’ intollerabile che nella moderna Calabria del 2010 vi sia ancora chi, scrivendo sui giornali, pensi di poter utilizzare le parole che più gli aggradano, come se si trovasse nel tinello di casa propria. Ma ancor più ritenendo di non avere alcuna responsabilità, pensi di poter impunemente offendere la dignità dei lettori e la sensibilità comune”.

”Il termine – prosegue il documento – è di per sé offensivo, non solo della dignità e della sensibilità dei gay, ma anche della società civile, ed il paragone lo è ancora di più. Superfluo spiegare quali siano le ragioni del netto e deciso dissenso rispetto a tale argomentazione e all’uso dell’odioso dispregiativo che non si presta ad alcuna altra interpretazione semantica se non a quella di un peggiorativo del concetto di ‘omosessuale maschile”’.

”Ma ancor piu’ grave – è scritto nel documento – è stata la reazione della testata, alle lettere di protesta dell’Arcigay e ai commenti di condanna dei lettori, i quali hanno sottolineato, con grande senso di civiltà, l’errore commesso. Sfottere, arrogantemente ironizzare, salire in cattedra tentando di dare lezioni, insomma arrampicarsi sugli specchi, dimostra l’incapacità culturale di chi, di fronte ai propri sbagli, non sa correggersi e semplicemente chiedere scusa. D’altra parte, come diceva Voltaire, ‘Gli uomini si sbagliano; i grandi uomini confessano di essersi sbagliati’. E’ ovvio che non è questo il caso. Importante, però, ricordare che né gli editori né i proprietari né i giornalisti devono ritenere che l’informazione appartenga loro, come recita testualmente il Codice deontologico dei giornalisti”.

”L’informazione – prosegue il documento – è un diritto dei lettori, con i quali, sempre secondo il codice deontologico dei giornalisti, editori e giornalisti sono tenuti a promuovere fiducia. I mezzi di comunicazione hanno l’obbligo morale di difendere i valori della democrazia ed il rispetto alla dignita’ umana in uno spirito di tolleranza. Essi devono, di conseguenza, opporsi alla violenza e al linguaggio odioso e intollerante, rifiutando ogni discriminazione basata sulla cultura, il sesso o la religione”.

”Un’ultima considerazione. Chi edita e scrive sui giornali – conclude il documento – dovrebbe sicuramente conoscere codici e deontologia professionali, piuttosto che impelagarsi in bizantine teorie linguistiche, glottologiche e semantiche. Non c’è bisogno di scomodare De Saussure, Heidegger o Tullio De Mauro per scoprire il significato offensivo dell’intollerabile termine ‘ricchionelli’. E’ sufficiente un semplice vocabolario”.