Rieti, anziani legati a letti e medicine scadute? Accusa archiviata

Pubblicato il 18 Gennaio 2010 - 14:20| Aggiornato il 17 Giugno 2011 OLTRE 6 MESI FA

Non era un lager, come sosteneva l’accusa, la casa di riposo “La Contrada” di Tarano (Rieti) dove gli nziani che vi erano ricoverati sarebbero stati tenuti in condizioni miserabili e legati ai letti.

Secondo l’accusa, gli anziani erano ospitati in un sottotetto inagibile e legati con lenzuola a letti che sarebbero stati poco più che brandine da campeggio.

Secondo quanto reso noto dai carabinieri, che hanno fatto irruzione nella casa, al momento del blitz nella struttura era presente solo un’inserviente: si tratta di Samon Katarzjna Bogna, di 43 anni, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Secondo carabinieri c’erano molti farmaci scaduti: i medicinali venivano dati agli ospiti, che pagavano dai 1.400 ai 2.000 euro mensili.

La struttura è stata sgomberata e sequestrata: i 26 ospiti sono stati trasferiti in altre strutture, negli ospedali di Magliano Sabina e Rieti, o presso i familiari.

La responsabile della casa di riposo, Arianna De Romanis, è titolare di altre due analoghe strutture a Mentana, in provincia di Roma.

Nel gennaio 2010 il sito del Corriere della Sera aveva riportato che il sindaco di Tarano Bruno Nofroni aveva riferito che c’era già «un’ispezione dei Nas di Viterbo nel giugno dello scorso anno e che erano stati rilevati un abuso edilizio ed altre irregolarità come un sottotetto attrezzato con letti dove non c’erano le altezze previste dalla legge dove venivano ospitati anziani, e che la capienza della struttura, di circa 21 persone, era stata superata di alcune unità».

Il 13 giugno 2011 il sito di Rainews 24 ha invece riportato l’archiviazione dell’inchiesta. Come hanno riferito i due avvocati della De Romanis, Lara Dentici e Massimo Mellaro, il Giudice per le Indagini Preliminari ha accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero Stefano Opilio.

I legali hanno riportato le parole del magistrato: “La casa di riposo non costituiva affatto quel lager così superficialmente descritto da taluni organi di stampa essendo piuttosto una struttura ordinata e pulita all’interno della quale gli anziani ospiti, al momento del dissequestro, sono rientrati ben volentieri, nessuno avendo mai assistito ad episodi di maltrattamento rimanendo anzi stupiti e, in qualche caso adirati, per le ragioni e le modalità del sequestro”.