Rifiuti in Campania, arrestati i titolari di Cava Vitiello

Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 15:48 OLTRE 6 MESI FA

Estraevano intere colline di pietra lavica e sabbia, nonostante la presenza nelle vicinanze delle forze dell’ordine impegnate nel controllo della discarica Cava Sari di Terzigno: padre e figlio sono stati arrestati con le accuse di concorso in furto aggravato e continuato, oltre che delle contravvenzioni relative al deturpamento di bellezze naturali ed all’esercizio abusivo di attività estrattive.

Si tratta di Giovanni e Alfredo Vitiello, già titolari della società che gestiva la cava che porta il loro nome, arrestati dalla polizia in seguito ad ordinanze emesse dal Gip del Tribunale di Nola, e finiti ai domiciliari. Cava Vitiello, posizionata nel Parco Nazionale del Vesuvio, nel 2008 fu inserita dal Parlamento nelle dieci discariche attraverso le quali si sarebbe dovuta affrontare l’emergenza rifiuti in Campania. La cava, alla fine dello scorso mese di novembre, è stata poi stralciata dalla lista dopo le vibranti proteste della cittadinanza dei comuni vesuviani.

Il Gip ha anche disposto il sequestro dell’area da anni utilizzata abusivamente per l’estrazione di materiale, nonostante fosse stata acquisita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. I provvedimenti sono stati emessi a seguito degli appostamenti degli uomini del corpo forestale dello Stato, avvenuti da marzo ad ottobre, che hanno portato a verificare l’ attività che si svolgeva nella ex cava: i due estraevano pietra lavica e sabbia dalla cava, nonostante la presenza di forze dell’ordine sul territorio impegnate sul controllo della confinante cava Sari, adibita a discarica ed al centro di numerose proteste da parte dei residenti.

L’attività di estrazione era portata avanti con pale meccaniche, autocarri ed autotreni, per una cubatura di materiale che andava dai 400 metri cubi ai 4 mila metri cubi al giorno, destinato a ditte già sospettate di contiguità con le organizzazioni criminali della zona, e rivenduto a 10 euro al metro cubo.

Polizia e corpo forestale hanno sequestrato, oltre all’impianto, due escavatori cingolati, tre autocarri per il trasporto all’esterno, e due, privi di targa, utilizzati per il trasporto interno. Un’intera collina di materiale, era già stato estratto e pronto per essere portato altrove.