Riforma Madia, primo licenziato è furbetto del cartellino: tradito da auto in doppia fila

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Gennaio 2017 - 17:29 OLTRE 6 MESI FA
Riforma Madia, primo licenziato è furbetto del cartellino: tradito da auto in doppia fila

Riforma Madia, primo licenziato è furbetto del cartellino: tradito da auto in doppia fila

ROMA – A tradirlo è stata l’auto parcheggiata in doppia fila. Il primo licenziato della riforma Madia è un furbetto del cartellino, ormai ex dipendente del Policlinico Umberto I di Roma. Il capo del Dipartimento presso il quale prestava servizio lo ha sorpreso mentre si allontanava dall’ospedale poco dopo aver timbrato il badge. A nulla sono valse le spiegazioni del 54enne, che sosteneva di essere uscito proprio per spostare l’auto in sosta selvaggia. Per lui è scattata inesorabile la procedura per direttissima prevista dalla riforma Madia (L. 116/2016) entrata in vigore lo scorso luglio.

 

Come riporta Giovanna Vitale sul quotidiano la Repubblica:

Accade dunque che il 23 agosto, mentre sta attraversando la strada per entrare in ufficio, il responsabile amministrativo del Dipartimento Assistenza Integrata (Dai) del Policlinico universitario scorge un suo impiegato accendere l’auto e sgommare via. Si insospettisce e avvia subito le verifiche: innanzitutto, tramite il servizio di rilevazione automatizzata delle presenze, accerta che M.M. risulta regolarmente in servizio dalle 7.12 e che non ha chiesto permessi né addotto altre giustificazioni che scusassero l’allontanamento dal servizio. Quindi, insieme ad alcuni collaboratori, si reca personalmente – tornando più volte nella stessa giornata – presso la stanza della Cassa ticket dove l’impiegato avrebbe dovuto essere: bussa con vigore alla porta, urla a gran voce il suo nome e cerca persino di forzare la serratura chiusa però a doppia mandata.

Niente. Sino alle cinque della sera di M.M. non c’è traccia. Sinché, proprio a quell’ora, il dirigente ormai a fine turno incrocia di nuovo il dipendente, intento a timbrare l’uscita.

La stessa scena si ripete l’indomani: il 24 agosto il “furbetto” striscia il cartellino alle 7.07 e sparisce. Ma alle 17.16 è sempre lì: davanti alla macchinetta a strisciare il badge. Mentre il 25, pur risultando presente, si assenta “solo” dalle 07.03 alle 08.58.

Scatta così il provvedimento disciplinare: il dipendente si giustifica sostenendo di essere uscito solo a spostare l’auto e di essere subito rientrato. Afferma di non aver risposto alle ripetute incursioni nel suo ufficio perché intento a sbrigare le “svariate centinaia di impegnative” accumulate sulla sua scrivania e di aver indossato degli auricolari per concentrarsi.

Ma le “fantasiose” argomentazioni addotte dal dipendente non bastano a fermare l’inesorabile procedura. Il direttore del Dipartimento trasmette gli atti alla Procura della Corte dei Conti. Il 9 novembre il dg dell’Università la Sapienza gli notifica il licenziamento con effetto immediato. E non è finita qui. Secondo quanto riporta ancora la Repubblica:

Il dipendente non si rassegna. Impugna il provvedimento in base alla sentenza con cui il 25 novembre la Consulta ha bocciato 4 articoli della delega firmata dal ministro Madia. La Corte però ha rilevato un mero vizio procedurale che non intacca la piena efficacia dei decreti e che il governo sanerà entro febbraio. Purtroppo per M.M. la norma sui “furbetti” non è mai decaduta.