Rignano Flaminio, il tribunale: “Denunce dei bimbi condizionate dai genitori”

Pubblicato il 26 Novembre 2012 - 19:39 OLTRE 6 MESI FA
La scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, in provincia di Roma (Foto Lapresse)

ROMA – Denunce ”contaminate” e indizi imprecisi: per questo il Tribunale di Tivoli il 28 maggio scorso ha assolto cinque persone accusate di presunti abusi sessuali della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio. Lo si legge nelle motivazioni arrivate oggi, 26 novembre.

A denunciare le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, l’autore tv Gianfranco Scancarello (marito della Del Meglio) e la bidella Cristina Lunerti erano stati i genitori di una ventina di bambini. 

I cinque lavoratori della scuola erano accusati di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. Secondo l’accusa quei reati sarebbero stati commessi tra il 2005 e il 2006.

Oggi, 26 novembre, sono state depositate le oltre trecento pagine con le quali sono state motivate assoluzioni che scatenarono alcuni dei genitori di quei bambini.

Nella sentenza si dà atto che le maestre Magalotti e Pucci non sono menzionate dai bambini nei racconti inseriti nelle prime denunce (per la Pucci, i giudici ritengono ci siano stati racconti fantasiosi, disancorati dalla realtà e non supportati da fatti), mentre le seconde sono state considerate ”frutto di una forte contaminazione”.

Sulla posizione della maestra Del Meglio, il tribunale ritiene che ci siano dubbi di identificazione, fatta ”dai genitori e poi più o meno inconsapevolmente, trasmessa ai bambini”; e per il marito della stessa, Gianfranco Scancarello, ”vi è una singolare coincidenza di date ed una parziale sovrapposizione di contenuti” che induce ”a ritenere esservi stato un previo contatto tra i genitori”.

Per queste quattro posizioni il collegio ha ritenuto ci si trovi ”in presenza di una prova insufficiente” e che ”l’ipotesi formulata resta congetturale, perché priva di idonei, ovvero univoci, elementi di conferma”.

Per la bidella Lunerti i giudici hanno ritenuto il ”richiamo” fatto dai bambini talmente limitato da non consentire ”di ritenere acquisito uno standard probatorio neppure idoneo a una formula dubitativa”.