Rigopiano, superstite Vincenzo Forti: “E’ stata come una bomba”

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Gennaio 2017 - 05:30 OLTRE 6 MESI FA
Rigopiano, superstite Vincenzo Forti: "E' stata come una bomba"

Rigopiano, superstite Vincenzo Forti: “E’ stata come una bomba” (Vincenzo Forti e Giorgia Galassi, foto Ansa)

PESCARA – “È stata una bomba, mi sono ritrovato i pilastri addosso”: sono le parole di Vincenzo Forti, 25 anni, di Giulianova (Teramo), uno dei superstiti dell‘Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). 

Tra muri di neve, immobili, al buio, senza poter comunicare con gli altri e senza udire alcun suono o rumore, neanche quelli dei soccorritori. Vincenzo era insieme alla fidanzata, Giorgia Galassi, 22 anni, per passare qualche giorno all’insegna del relax.

Entrambi sono stati recuperati e ora sono in buone condizioni all’ospedale di Pescara. Con loro, che sono arrivati con i soccorsi nel capoluogo adriatico nella notte tra venerdì e sabato, c’erano anche Francesca Bronzi, 25 anni, di Pescara, e Gianpaolo Matrone, 33 anni, di Roma. La moglie di Matrone, Valentina Cicioni, 32 anni, e il fidanzato di Francesca, Stefano Feniello, 28 anni sono ancora tra i dispersi.

Con il passare delle ore, parlando con amici e parenti, per i superstiti si fanno più chiari i ricordi di quei drammatici momenti dopo la valanga che ha travolto la struttura. “Ero seduto sul divano e i pilastri sono scivolati in avanti tagliandolo in due. Ci siamo salvati per questo – racconta Vincenzo all’amico Luigi Valiante – io sono rimasto senza scarpe. Indossavo i leggings che mi aveva prestato la mia fidanzata. Poco distante si sentivano anche le voci di un altro ragazzo e dei bambini, con cui non è stato possibile comunicare. La paura è stata tanta e abbiamo pregato”.

Conferma quei terribili istanti anche la fidanzata di Vincenzo, Giorgia, che racconta la sua esperienza drammatica ai familiari. “Eravamo nella sala camino a prendere il tè con altre persone, tra cui il mio fidanzato – dice la giovane – improvvisamente siamo stati sbalzati dall’altra parte della stanza. Ci siamo ritrovati stretti come in una scatola. Tutto attorno c’erano muri di neve. Riuscivamo a muovere braccia e gambe, ma non a spostarci dal punto in cui ci trovavamo. Il silenzio era totale, non abbiamo sentito l’arrivo dei soccorritori, ma solo il rumore degli elicotteri, in un secondo momento. Eravamo convinti che qualcuno sarebbe venuto a liberarci”.

Fisicamente stanno bene i superstiti di Rigopiano, ma la mente torna continuamente lì. “Francesca chiede sempre di Stefano, perché avevano progetti belli tra loro”, dicono Vanessa e Gaetano Bronzi, genitori della giovane. “Per noi – aggiunge il papà – saperla viva non è una ‘gioia’: offenderemmo tutti gli gli altri genitori che stanno qui, perché io mi sento un graziato. Erano a 1.200 metri e sono stati ricoperti da una montagna di neve e detriti. Non è solo un miracolo, è più di un miracolo. Appena l’ho rivista l’ho abbracciata e ho pianto”.