Rimborsi Piemonte, 43 indagati: Roberto Cota sì, Pd e M5S no

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Novembre 2013 - 11:39 OLTRE 6 MESI FA
Rimborsi  Piemonte, 43 indagati: Roberto Cota sì, Pd e M5S no

Rimborsi Piemonte, 43 indagati: Roberto Cota sì, Pd e M5S no (Foto LaPresse)

TORINO  –  Roberto Cota, governatore della Regione Piemonte, e il presidente del consiglio regionale Valerio Cattaneo sono tra i 43 indagati per lo scandalo dei rimborsi regionali. I reati ipotizzati per i 43 politici finiti sotto inchiesta vanno dal peculato e la truffa al finanziamento illecito ai partiti. Nessun nome di consiglieri appartenenti al Pd e al Movimento 5 stelle in regione risulta nella lista degli indagati.

Le indagini preliminari sono concluse e gli avvisi sono giunti agli avvocati dei difensori degli indagati, scrivono Paola Italiano e Claudio Laugeri su La Stampa:

“Il primo passo verso il rinvio a giudizio. In particolare, sono indagati 19 consiglieri del Pdl, 12 della Lega Nord, 3 di Italia dei Valori, 2 di Udc, una per la Lista Uniti per Bresso, uno per la Lista Insieme per Bresso, uno per Sel, uno per Moderati, uno per Verdi Verdi, uno per Pensionati per Cota e uno per il Gruppo Misto. Il tornado giudiziario ha risparmiato Pd e M5S, ma la partita che li riguarda sarà giocata sul tavolo della Corte dei Conti”.

Le indagini riguardano l’inchiesta avviata nel settembre 2012 dopo il controllo sulle spese dei gruppi del consiglio regionale, controlli scattati anche nelle regioni del Lazio, dell’Emilia-Romagna e della Campania_

“In quella montagna di carta c’era di tutto, dagli scontrini per i caffè, a quelli per i ristoranti, ma anche alle ricevute per l’acquisto di tagliaerba oppure finimenti per cavalli. Alla fine, i militari avevano individuato comportamenti illeciti da parte di 56 politici. Di tutti i partiti”.

Capire quali scontrini erano giustificati dall’attività politica e quali no non è stato facile:

“Ma l’attività politica è fatta anche di incontri con gli elettori, occasioni di propaganda e di raccolta di consensi. Per questo, i magistrati hanno deciso di porre un discrimine di buon senso: tutti gli scontrini che riguardano più di tre persone possono essere ricondotti all’attività politica. Gli incontri a due (di solito al ristorante) sono stati considerati non istituzionali. Fatture e scontrini collettivi, però, potranno essere esaminati dalla Corte dei Conti. Con una piccola differenza rispetto alla Giustizia penale: saranno i consiglieri regionali a dover dimostrare la legittimità delle proprie spese e non il contrario, come avviene in tribunale”.