Rimini Yacht, teste: "Con le intercettazioni P3 crollò tutto"

Pubblicato il 18 Aprile 2012 - 19:23 OLTRE 6 MESI FA

BOLOGNA, 18 APR – A far definitivamente franare il 'castello' di Giulio Lolli, l'ex presidente di Rimini Yacht, accusato di una truffa milionaria per aver venduto gli stessi yacht a piu' acquirenti, fu la pubblicazione di alcune intercettazioni di Flavio Carboni nell'inchiesta P3. Lo ha spiegato in tribunale a Bologna il ten.col. della Finanza Paolo Barbato che fece le indagini bolognesi sul crac del gruppo.

Oggi in aula c'erano a processo quattro finanzieri che furono arrestati dai loro colleghi nel 2010 con l'accusa di aver 'addomesticato' una verifica fiscale sulla azienda. Due tenenti colonnelli, Enzo Di Giovanni, 47 anni, e Massimiliano Parpiglia, 42; due marescalli, Luigi Giannetti e Felice Curcio, entrambi 42 anni; con loro imputato anche il commercialista Giorgio Baruffa, 62 anni. Per loro la procura ha chiesto il giudizio immediato.

La posizione di Lolli, latitante all'estero (scappo' in Libia, dove fu arrestato, poi pero' usci' dal carcere durante la rivolta contro Gheddafi cui partecipo') e' stata stralciata.

Nel 2010, ha spiegato, vennero ''pubblicati degli articoli di stampa su Carboni e la P3, dove veniva fuori che tramite Carboni Lolli cercava di ottenere un finanziamento da 20 milioni di euro dalla Banca Popolare di Spoleto e dal Monte dei Paschi di Siena''. La pubblicazione, ha spiegato , genero' un terremoto nelle intercettazioni dell'inchiesta Rimini Yacht. Le pratiche del finanziamento poi non andarono in porto. ''Lolli capi' che stava franando tutto''. Di li' a pochi giorni infatti gli vennero protestati tre assegni, per 1,9 milioni di euro.

L'azienda nel frattempo era gia' in dissesto, il buco, accertato poi dalle fiamme gialle, era di 25 milioni di euro.